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Home » “MAESTRO, I TUOI FIGLI FESTEGGIANO HALLOWEEN?”

“MAESTRO, I TUOI FIGLI FESTEGGIANO HALLOWEEN?”

Qui di seguito non leggerete il solito articolo sullo stile di “Halloween sì, Halloween no”. Il web pullula di riflessioni in questo senso e non ho intenzione di aggiungerne altre. La domanda che un mio alunno mi ha posto è ben precisa: i tuoi figli festeggiano Halloween? La mia risposta è stata no. E vi spiego il perché.

Viviamo in una società facile all’emulazione. Basta che uno sconosciuto qualsiasi canti una canzone scadente e imbarazzante come “Carote” e subito i bambini la canticchiano a scuola; gli influencer lanciano una moda e immediatamente la forza dei loro messaggi colpisce i più giovani.
In parte è sempre stato così anche se oggi il web amplifica ogni messaggio con una velocità maggiore rispetto al passato. Halloween fa parte di questa moda che è esplosa negli ultimi anni.

Quando ero piccolo non sapevo nemmeno cosa fosse Halloween. Su questa tradizione era dedicata una striminzita pagina sul libro di inglese che ne spiegava, vagamente, usi e costumi. Nessuna zucca accompagnava la fine del mese di ottobre, nessuno avrebbe mai sognato di suonare al citofono per dire “dolcetto o scherzetto?!”. Inoltre Halloween non è una tradizione personale e pertanto non l’ho mai festeggiato, la sento completamente estranea.
Inevitabilmente però mi guardo intorno e scopro che all’esterno non la vivono come me. I negozi vengono addobbati di ragnatele, zucche, fantasmi, streghe; a scuola i bambini portano oggetti con i simboli di questa ricorrenza. E sui social impazzano i post, i dibattiti, le polemiche.

Come è forte la voglia di emulare è altrettanto forte la tentazione di contrapporre. E così, se la Lazio è contro la Roma, il bianco il contrario del nero, la destra all’opposto della sinistra, anche Halloween deve per forza andare contro qualcosa, nello specifico la festa di tutti i santi; già, perché Halloween cade proprio a ridosso della festa in cui la Chiesa ricorda coloro che sono nell’aldilà avendo realizzato lo scopo della loro vita, cioè andare in Paradiso. E così una buona parte di cattolici si sente offesa da Halloween che vorrebbe ribaltare il significato di una festa cara al cristianesimo, motivo per cui ritengono opportuno fargli una guerra… santa, è proprio il caso di dire!

In passato ho avuto modo di assistere alla presa di posizione di alcuni bambini provenienti da famiglie cattoliche intransigenti nei confronti di Halloween. A questi bambini viene imposto una sorta di “obiezione di coscienza” pertanto, anche se piccoli, si rifiutano di eseguire i compiti che hanno come tema filastrocche o disegni su Halloween. Questi bimbi sono chiamati a combattere una guerra che non è la loro, con motivazioni più grandi di quello che possono realmente capire. Se una famiglia o un individuo ha una fede salda, un’educazione sana e convinzioni forti in ciò che crede, non sarà Halloween a fargli cambiare idea, ne tantomeno avrà bisogno di confessarsi se ha colorato una zucca.

Personalmente non sento questo dualismo proprio perché parto dal presupposto che Halloween per me non esista. Non ho mai addobbato la casa con zucche e ragnatele, è stata una strategia educativa ben precisa; i miei figli non l’hanno mai assorbita e non mi hanno mai chiesto esplicitamente di comprare accessori tipici o di mascherarsi per Halloween. Perché alla fine si riduce a questo, ad una grande carnevalata con un certo senso dell’orrido. L’anno scorso mi trovai ad uscire per le vie del paese in cui vivo poco prima di cena e quasi non riconoscevo gli abitanti; per le strade tante maschere da zombie, fantasmi, cadaveri, streghe. Alcune rasentavano il cattivo gusto, ma del resto il senso dell’orrido è nel costume di questa festività.

Gli stessi che festeggiano Halloween non conoscono effettivamente il motivo di quello che stanno facendo. E così si riducono ad una emulazione di qualcosa di sconosciuto, alimentando gli introiti commerciali che girano intorno a questo evento.
La festa di Halloween perde le caratteristiche fondamentali di qualsiasi festività del nostro Paese perché estranea alla nostra tradizione, priva di fondamenti storici, culturali e religiosi. Basterebbe riscoprire il senso delle cose per evitare sterili emulazioni di qualcosa che non ci appartiene. Con buona pace dei santi che, avendo il senso dell’ironia, dall’alto del Paradiso se la ridono senza dolcetti o scherzetti.

Leggi gli altri articoli in “Scuola”

Info Andrea Gironda

Andrea Gironda, nato a Roma nel 1974, è insegnante di religione nella diocesi di Roma. È autore del libro “Anche i pidocchi vanno in Paradiso” e con Àncora ha appena pubblicato "Chiedetelo ai vostri bambini".
Cura il sito www.andreagironda.it

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