Dio parla al suo popolo
Nella Lettera agli Ebrei si dice che Dio aveva parlato «molte volte e in diversi modi nei tempi antichi» (1,1). Basta sfogliare la Bibbia per accorgersi della verità di questa affermazione. Dio ha parlato al suo popolo attraverso la riflessione dei sapienti che hanno scrutato i fatti della vita e i problemi dell’uomo, attraverso la parola ispirata dai profeti, attraverso i fatti, piccoli e grandi, eccezionali e quotidiani, della vita. La Bibbia è una biblioteca, fatta di libri di epoche diverse, di autori diversi e di vicende diverse.
Leggendo la Bibbia ci si accorge che il parlare di Dio è dialogico: Dio interroga l’uomo e si lascia interrogare dall’uomo. Le domande di Dio raggiungono l’uomo attraverso il profeta o la tradizione della fede, o la storia stessa. E le domande dell’uomo a Dio salgono dalla vita, una vita spesso contraddittoria, che sembra smentire la presenza di Dio, la sua fedeltà, la sua bontà. L’originalità dell’uomo biblico è che le domande che nascono dalla sua vita egli non le pone a se stesso, né semplicemente agli altri uomini, ma direttamente a Dio.
Ma c’è anche un altro tratto da osservare. Nel dialogo tra Dio e l’uomo e l’uomo e Dio si insinua spesso una tensione: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8). La Parola di Dio è una parola che esce da un mistero, e di questo mistero rende consapevole l’uomo. Ma non sopprime la distanza fra Dio e l’uomo: le sue vie restano le sue vie, più alte delle nostre «quanto il cielo sovrasta la terra» (Is 55,9).
Leggere la Parola
Leggere le Scritture non è sempre facile e richiede qualche aiuto. Perché le parole della Scrittura non sono parole che basta rompere come un guscio di noce per spremerne la ricchezza. Sono parole che vanno capite a fondo inserendole nelle manifestazioni del divino nel mondo.
La funzione della parola scritta è di essere utilizzata come «strumento» per ricavare e sviluppare di nuovo quella vita che in essa si è come sedimentata. Dio ha parlato in un tempo, per l’uomo di quel tempo, ma quanto ha detto è attuale anche per noi. Il fatto che la Parola sia stata scritta è perché lo scritto è qualcosa che dà stabilità. A patto però che non imprigioni, ma accetti il suo ruolo umile (e importante) di «inviare oltre». È un passaggio, non un punto di arrivo. Ciò che importa capire è chi è Dio e qual è la sua presenza nel mondo e nella nostra vita.
La Parola: il punto fermo
La Parola di Dio è il punto fermo che ci permette di osservare la vita, il variare delle idee, il moltiplicarsi delle culture, il via vai dei fatti, da un punto fermo, che è ben diverso che osservare le cose una per una e confusamente, senza scorgerne il significato di fondo e il loro collegamento.
La Bibbia Giovane: una Bibbia per la gente
La Bibbia Giovane non è una Bibbia per coloro che sono già studiosi ed esperti, ma per persone normali, che si interrogano sulla vita e il suo senso, che faticano e si domandano la direzione in cui continuare a faticare. In essa troviamo un commento per chi comincia a leggere la Parola di Dio, lasciandosi da essa sorprendere e interrogare. È una Bibbia anche per giovani che vi si accostano probabilmente con curiosità. È una Bibbia per la «gente», che è il pubblico vero al quale Dio ha parlato (Bruno Maggioni).
Nanda dice
Bravi ,continuate