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A SCUOLA D’ANSIA PER LE LITI SULL’ORARIO

orologi

Primo settembre: dopo i saluti convenevoli ed affettuosi del primo giorno dal rientro dalle vacanze, gli insegnanti si riuniscono nel collegio docenti di inizio anno. La fase successiva, quella più attesa e temuta è la compilazione degli orari settimanali delle lezioni di tutto l’istituto.

Con il passare dei giorni i rapporti tra insegnanti saranno un po’ meno formali E gli umori potranno subire degli sbalzi notevoli a seconda di come andranno le cose.

“Mi parte il treno”

È a questo punto che vengono riesumate dal vocabolario scolastico espressioni tipiche di questo periodo, che soprattutto gli addetti ai lavori riconosceranno come familiari: pomeriggi, rientri, ora di buco, venerdì pomeriggio, venerdì ballerino (perché notoriamente le maestre il venerdì ballano), precari, insegnanti passeggiatori (coloro che cambiano spesso classe), spezzati e spezzatino (che poi è buono lo spezzatino, decisamente meno l’orario spezzato), chiedo alla preside, vengo da Napoli e mi parte il treno, circolari, il secondo piano no, monte ore, riunioni, giovedì no perché la tata non c’è, i paletti fissi, la mattina i bambini sono più freschi (e da quando i bambini sono pomodori?)… e così via.

Nel corso degli anni ne ho sentite tante e le ho collezionate.

Il Tetris dell’orario

Nei moduli-orari prestampati ci sono tante caselle vuote da riempire che rappresentano interrogativi a cui rispondere, spazi di un tempo che andrà organizzato, bianchi perché il bianco dà un senso di vuoto, di infinito. E allora giù con le ipotesi su come coordinare al meglio gli orari e le esigenze di tutti all’interno di quelle caselle; è auspicabile che il criterio usato sia quello di dare priorità alla didattica piuttosto che agli orari delle baby sitter o alla lezione di pilates della maestra un po’ sovrappeso.

È in questa fase dell’anno che c’è la rivincita di tutte le cenerentole della scuola: mi riferisco a materie che hanno poche ore, il cui docente ovviamente ha tante classi e probabilmente anche più di una scuola. E così gli insegnanti di religione, di educazione fisica, arte, musica, diventano ricercatissimi: pur di accaparrarsi la disposizione oraria migliore, alcuni colleghi arriverebbero a mettere una taglia sulle loro teste. Degli orari ben fatti devono necessariamente partire da chi ha poche ore e tante classi da coordinare, nella speranza che proprio tali insegnanti non vengano penalizzati con turni non equi.

Gli studenti al centro (in teoria…)

Dal punto di vista tecnico sarebbe compito del Dirigente Scolastico formulare gli orari degli insegnanti, sulla base dei criteri generali stabiliti dal consiglio di circolo o d’istituto e delle proposte del collegio dei docenti; di fatto questo compito molto complesso viene svolto dagli stessi docenti o da una commissione apposita dopo l’assegnazione dei docenti alle classi, anche questo compito del Dirigente Scolastico.

La formulazione di un orario dovrebbe tener conto di fattori umani e didattici e non dovrebbe essere la somma di ore tali da coprire l’intera settimana scolastica. Come datore di lavoro è sempre il Dirigente Scolastico ad essere responsabile degli orari e deve vigilare sull’equità dei carichi di lavoro per gli insegnanti e per le finalità didattiche delle classi.

Un grande problema è quello delle ore di buco. Come esplicitato prima, dovrebbe essere il collegio dei docenti a stabilire i criteri per la formulazione degli orari, stabilendo anche un massimo di orari di buco (ad es. due) superato il quale le ore andrebbero retribuite. In tal senso dovrebbero essere contemplate anche le ore di spostamento di un docente da una scuola all’altra per chi insegna in più plessi. Perché se si sommano le ore settimanali in cui un insegnante non è impiegato in aula e moltiplicandole per le settimane scolastiche dell’anno, si arriva a scoprire che un docente con tre ore di buco alla settimana è rimasto di fatto a scuola alla fine dell’anno anche un mese in più rispetto ai suoi colleghi, spesso senza retribuzione né alcun riconoscimento.

Sono ore in cui un insegnante, a meno che non abiti di fronte al cancello della scuola, non può impiegare in nessun modo. Queste ore di buco addirittura potrebbero essere controproducenti specie per alcune insegnanti che ne approfittano per fare shopping, proprio in quell’ora!

Una volta che tutte le caselle bianche della griglia sopra citata saranno riempite, consumate dalle cancellature delle gomme e magari sbiadite dalle lacrime di qualche docente insoddisfatto, si potrà finalmente dare concretezza a tutte le ipotesi e partire con le lezioni.
Quel susseguirsi di ore, di docenti e di materie, sarà il tempo in cui i nostri alunni potranno apprendere e costruire il loro futuro, perché non dimentichiamolo mai, quello scolastico è innanzitutto il tempo degli studenti. È a loro che dobbiamo il massimo dell’impegno e ogni sforzo deve essere funzionale alla loro formazione.

Leggi gli altri articoli in “Scuola”

Info Andrea Gironda

Andrea Gironda, nato a Roma nel 1974, è insegnante di religione nella diocesi di Roma. È autore del libro “Anche i pidocchi vanno in Paradiso” e con Àncora ha appena pubblicato "Chiedetelo ai vostri bambini".
Cura il sito www.andreagironda.it

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19 Dicembre 2018 By Àncora Editrice 1 commento

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