Estratto del libro “Il Piccolo Principe commentato con la Bibbia”
C’è una precisa raccomandazione di Gesù: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Matteo 6,19-21).
Non è solo una questione morale, ma di puro raziocinio, perché – fa notare Gesù – chi, «per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?» (Matteo 6,27).
Alla folla che l’ascolta offre dei paragoni:
«Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!» (Luca 12,6-7).
Ma tra gli ascoltatori c’è chi è duro di comprendonio e rivolge a Gesù una richiesta fuori luogo:
«“Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità”. Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”. E disse loro: “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”.
Poi disse loro una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: ‘Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!’. Ma Dio gli disse: ‘Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?’. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”». (Luca 12,13-21).
Anche nella parabola del seminatore Gesù mette sull’avviso:
«La preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto» (Matteo 13,22).
Ma già in Abacuc (2,5) troviamo parole dure verso chi riduce la propria vita a un esercizio di aritmetica dell’avere:
«La ricchezza rende perfidi; il superbo non sussisterà, spalanca come gli inferi le sue fauci e, come la morte, non si sazia».
«Dove lascerete la vostra ricchezza?» si chiede Isaia (10,3). E il Siracide nota come «l’occhio dell’avaro non si accontenta della sua parte, una malvagia ingiustizia gli inaridisce l’anima» (Siracide 14,9) e «l’insonnia del ricco consuma il corpo, i suoi affanni gli tolgono il sonno» (Siracide 31,1). Nei Proverbi (11,28) c’è scritto che «chi confida nella propria ricchezza cadrà».
Estratto del libro «Il Piccolo Principe commentato con testi di Papa Francesco»
Chi ha il possedere come unico orizzonte di vita, condanna a morte la propria anima. La smania di possesso non lascia spazio ad altro che non sia il possesso stesso.
Francesco mette in guardia da questa tentazione, che nega ogni spazio a Dio: «Un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore pieno di questa brama di possedere, ma vuoto di Dio. Per questo Gesù ha più volte ammonito i ricchi, perché è forte per loro il rischio di riporre la propria sicurezza nei beni di questo mondo, e la sicurezza, la definitiva sicurezza, è in Dio. In un cuore posseduto dalle ricchezze, non c’è più molto posto per la fede: tutto è occupato dalle ricchezze. Se invece si lascia a Dio il posto che gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze, a metterle al servizio di progetti di solidarietà e di sviluppo, come dimostrano tanti esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa» (Angelus, Piazza San Pietro, 2 marzo 2014).
La brama di possesso di pochi genera la povertà di molti: «Siamo turbati dal crescente divario nelle nostre società tra ricchi e poveri. Scorgiamo segni di idolatria della ricchezza, del potere e del piacere che si ottengono con costi altissimi nella vita degli uomini» (Incontro con i giovani dell’Asia in occasione della VI Giornata della gioventù asiatica, Viaggio apostolico in Corea del Sud, Santuario di Solmoe, 15 agosto 2014).
Si tratta di una vera e propria forma di idolatria: il denaro e il possesso al posto di Dio e dell’uomo da Lui creato. L’errore madornale, ancora una volta, sta nello scambiare mezzi e fini: «Il denaro deve servire e non governare! Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’economia e della finanza a un’etica in favore dell’essere umano» (Evangelii gaudium, 58).
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