Le grandi opere d’arte in 3 minuti
La scena, una copia da Jacopo Bassano, è tratta dal Vangelo di San Luca e raffigura il ricco Epulone seduto al suo banchetto. Vicino, alla sua porta, eppure così lontano.
1.
L’opera si apre con servitori indaffarati a preparare del buon cibo, molto e variegato. Pesce, uova, selvaggina devono essere presenti quotidianamente sulla tavola del ricco proprietario, almeno così appare dalla grande e ben organizzata cucina. Tutti sono al lavoro, come il bambino in primo piano che viene ritratto di spalle mentre, inginocchiato, prende dalla cesta delle uova che cerca di maneggiare con cura anche se almeno una l’ha già rotta. Ma poco importa. Bisogna continuare a preparare cibo, bisogna affrettarsi! Ed è quasi possibile immaginare i suoni che provengono dalla cucina, così come i profumi. E saranno profumate anche le vesti del ricco uomo che “ vestiva di porpora e di bisso” (Lc. 16,19).
Seduto a tavola, in secondo piano, sta terminando il lauto banchetto allietato dalla melodia di due musicisti che sembrano, in realtà, stanchi della consuetudine quotidiana. Anche il volto dell’uomo ricco appare corrugato dall’ascoltare, molto probabilmente, quanto gli viene riportato dall’ancella raffigurata accanto a lui. Saranno notizie di affari, di investimenti andati male. Non lo sappiamo. Ma, certamente, il suo sguardo non lo rivolge verso un mendicante che “giaceva alla sua porta, coperto di piaghe”.
2.
Il povero si chiama Lazzaro, come viene riportato nella parabola di Luca, l’unica in cui un personaggio di fantasia ha un nome e che, stando all’origine ebraica,significa “colui che è assistito da Dio”. L’artista di ambito fiammingo colloca la figura del mendicante nell’angolo destro dell’opera e con un lessico descrittivo che si rifa a Jacopo Bassano nella grande profusione dei dettagli, unita ad una precisione anatomica nell’indagare la figura umana, riesce a veicolare l’attenzione del fruitore proprio sul personaggio di Lazzaro che osserva di spalle la scena del banchetto mentre due cani gli leccano le piaghe.
3.
L’unico gesto di attenzione verso Lazzaro è quello offerto dai cani. Eppure nella cucina c’è una sovrabbondanza di cibarie. Il povero era “bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco” come viene riportato nella parabola di Luca. Ma non viene sfamato nemmeno con delle briciole, nemmeno con delle ossa. E si crea una distanza incolmabile tra il povero Lazzaro ed il ricco epulone, proprio un abisso. Ed in quell’abisso viene collocato il ricco dopo la sua morte, mentre Lazzaro, come riporta Luca, viene innalzato nel seno di Abramo, ovvero al posto d’onore nel convito celeste.
Non è dunque, un ammonimento sulla ricchezza; è piuttosto una riflessione sulla non condivisione con il prossimo, sul non accorgersi nemmeno dell’esistenza dell’altro. Sul non accogliere Gesù e lasciarLo sulla soglia. Questo è l’abisso dell’uomo ricco.
Lascia un commento