Quali siano le hit o gli inni di musica cristiana più diffusi al mondo non lo sappiamo con certezza, ma se dovessi azzardare delle ipotesi, i primi titoli che mi proporrei sarebbero Oceans degli Hillsong United, Santa Maria del Cammino di C. S. e J. A. Espinosa, Reckless Love di Cory Abury, 10000 reasons di Matt Redman, What a beautiful name degli Hillsong Worship e Nothing is impossible dei Planetshakers .
Proprio su quest’ultima vorrei soffermarmi questa settimana, poiché il brano del 2011 contenuto nell’omonimo cd della band pentecostale e diffuso qualche mese fa dal prezioso canale YouTube “È il cielo che regge la terra”, nella versione degli AT29, è stato oggetto di una nuova interessante cover da parte di Mauro Battaglio.
Tra Piemonte e Usa
Mr. Battaglio ha sperimentato nella sua vita come una relazione con Gesù possa cambiare in meglio l’esistenza di chi si affida a Lui e questa intuizione gli è stata data da uno dei suoi riferimenti musicali. Infatti il percorso di fede del polistrumentista piemontese s’intreccia con la testimonianza musicale di un imponente nome del rock progressivo americano: Neal Morse.
«Sentii parlare di Neal circa venti anni fa, grazie alla collaborazione nella band progressive Transatlantic, voluta da Mike Portnoy, batterista dei Dream Theater», ci ha confidato Mauro, che poi ha continuato: «Pubblicarono due fantastici album fino all’annuncio di Morse di ritirarsi da vari progetti per via della sua conversione al cristianesimo. Questa cosa mi incuriosì parecchio, ma non mi soffermai troppo sulla questione finché Portnoy non partecipò all’album solista di Neal Morse intitolato “Testimony”, un doppio album dove Neal cantava della sua conversione. Ascoltando le canzoni e il suo modo di cantare, cominciavo a provare un’attrazione rispetto a quel messaggio. Si susseguirono altri capolavori come “One”, “?“, “Sola scriptura”, “Lifeline” e “Testimony Two”. Fu questo album, sempre autobiografico , e specialmente il dvd del live a farmi soffermare sul messaggio cristiano di Neal. In quel tour, riuscii ad incontrarlo dopo un concerto a Milano ed ebbi la conferma della persona squisita che è».
Tornare a Gesù
«Acquistai ogni suo album – riprende Battaglio -, ma non mi interessava più il fatto che ci fosse Mike Portnoy, ogni lavoro conteneva delle profonde riflessioni su Dio. In quel periodo iniziò in me un forte momento di allontanamento dalla fede, per come la stavo vivendo, fino a toccare i punti più bassi della mia vita personale. Ma la voce di Neal continuava a darmi una sensazione di pace. Ero molto legato alla canzone “King Jesus”. Nel 2016 uscì l’album “The Similitude of a Dream“ e fu il punto di svolta nella mia rinascita. Il cd era ispirato al romanzo “Il pellegrinaggio del cristiano” dello scrittore inglese John Bunyan, e la lettura di questo libro fu fondamentale per me».
«Iniziai ad ascoltare anche le “Worship Session” di Morse – continua Battaglio -, che fino ad allora avevo scartato, ma che divennero un supporto nel mio cammino. Il legame con Neal e la sua musica è stato fondamentale per tornare a Gesù e l’anno scorso, due giorni prima del mio Battesimo, ho avuto anche modo di ringraziarlo personalmente dopo un suo concerto, e ricevere anche la sua benedizione». Battaglio ha ribadito inoltre quanto la preghiera, la ricerca della Verità, la lettura delle Scritture, siano elementi imprescindibili per intraprendere un cammino di fede serio.
Nel suo canale Youtube si può ripercorrere il suo percorso musicale, dai Mandriga, ad un progetto band+coro, la collaborazione con la banda musicale del paese, le numerose cover dei suoi artisti preferiti: Billy Sheehan, Mike Portnoy, Dream Theater, Mike Mangini, Mr. Big, Rush e ovviamente Neal Morse, ecc.
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