Hieronymus Bosch resta ancora oggi un mistero. Lo era già per gli uomini della generazione successiva alla sua. Ammirato, copiato, citato, ma forse mai veramente capito. Se mai qualcuno è riuscito davvero a capirlo, Bosch.
Sappiamo poco della sua vita, e quasi nulla delle cose che contano sul serio. Non abbiamo niente su di lui: non un suo diario, una sua lettera, un suo commento. Non c’è neppure un amico, o uno scrittore suo coetaneo, che l’abbia conosciuto di persona, che abbia lasciato qualche testimonianza diretta. Nulla. Di fatto, l’unica data certa è quella del suo funerale: 9 agosto 1516.
Ma le opere a lui attribuite sono considerate tra le più grandi della storia dell’arte. Come i Trittici che Luca Frigerio nel suo libro Bosch uomini angeli demoni in cui ampio spazio è dedicato in particolare al più conosciuto: Il giardino delle delizie.
Misterioso, intrigante, affascinante, suggestivo, malizioso, enigmatico, psichedelico, inafferrabile, stupefacente, delirante, improbabile, sconvolgente. Gli aggettivi si sprecano quando si parla del Trittico delle delizie, l’opera oggi più celebre e ammirata di BOsch, e qualsiasi definizione sembra andare bene, effettivamente, per questo capolavoro straordinario e sfuggente. Così come nessuna, in realtà, riesce infine ad esaurirlo.
Capolavori che soltanto un artista geniale può aver concepito e che solo un talento eccezionale può aver eseguito. Un uomo straordinario, ma dalla vita normale. Un tranquillo borghese della provincia olandese che, nel chiuso della sua bottega, poteva forse dare sfogo alla sua vera natura inquieta, mischiando sulla tavolozza colori e zolfo, lasciando che i demoni che aveva dentro si dipingessero come da sé…
Quel che è certo è che Bosch, contemporaneo di Leonardo da Vinci e di Cristoforo Colombo, di Lutero come di Copernico, è stato il testimone acuto di un mondo in profonda trasformazione, dove gli orizzonti geografici, culturali e religiosi andavano dilatandosi come in una vertigine.
Guardiamo i dipinti di Bosch e ne rimaniamo colpiti, meravigliati, ammirati. Però una domanda, tra le tante, rimane: da dove arriva questa pittura? Nonostante tutti gli studi effettuati negli ultimi decenni, infatti, il “caso Bosch” sembra ancora lontano dall’essere risolto. Hieronymus Bosch sembra essere un pittore unico, di quelli capaci di aprire nuove strade, lasciando che gli altri lo seguano, se sono capaci di tenere il passo… Proprio qui sta la grandezza di un artista come lui: nelle sue opere ha saputo ricapitolare le tradizioni, le culture, le sensibilità e le visioni della sua epoca, facendone una sintesi straordinaria e insuperata.
Le opere di Bosch sono piene di citazioni, di simbologie, di richiami allegorici, ma anche di riferimenti legati a tradizioni e credenze che hanno percorso tutto il Medioevo che lui riesce a sviluppare in modo assolutamente originale. Ecco, i dipinti di Bosch, al fondo della questione, sembrano veramente delle prediche illustrate, che hanno a volte un impatto violento e al tempo stesso ironico e riportano al centro di tutto la figura di Cristo, unico Salvatore degli uomini.
Capace di vedere nella profondità del cuore dei suoi simili, di capirne le paure e le speranze; quelle di ieri che poi sono le stesse di oggi. Dando loro volto e forma, figura e sostanza. Così che osservare oggi i dipinti di Hieronymus Bosch è un po’ come guardarci allo specchio. E per questo, forse, ce ne sentiamo attratti, e un po’ turbati.
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