di LUCA FRIGERIO
Il bagliore e la tenebra, l’ombra e la luce.
Il nostro occhio, sorpreso, meravigliato, al primo impatto non sa dove posarsi, in questa Vocazione di san Matteo del Caravaggio. Scivola sulle giubbe ricamate, sfiora una piuma in cima a un cappello, s’impiglia nelle pieghe di una veste.
Evita, per ora, come per un istintivo pudore, l’intensità degli sguardi, il gesticolare nervoso delle mani. E dopo un attimo di esitazione, si sofferma infine sulle monete sparse sul tavolo, lucenti d’argento. Come dice quel detto? «Il denaro è lo sterco del diavolo». Già. Ma dal letame possono nascere fiori…
La scena, sembra svolgersi in un interno. Sulla spoglia parete di fondo, con inaspettata evidenza, si nota una finestra che ha l’imposta chiusa e il battente aperto: un elemento importante, perché si avverte subito che non si tratta soltanto di un riempitivo…
Concentriamoci sui personaggi raffigurati sulla parte sinistra del quadro. La prima cosa che ci colpisce, probabilmente, sono i loro vestiti: alcuni appariscenti e a colori vivaci, altri più raffinati ed eleganti. In ogni caso, abiti ricercati, di gente a cui piace vestirsi bene e che ha i mezzi per farlo. Lo stesso Caravaggio, secondo le cronache dell’epoca, amava girare così agghindato, con tanto di spada al fianco, proprio come il giovane ritratto di spalle.
Già, il “giovane”. Appunto questa è la seconda particolarità che balza agli occhi, e cioè che i cinque personaggi assisi al tavolo sono raffigurati con età diverse, quasi a voler rappresentare l’arco della vita umana, dall’adolescenza alla vecchiaia: poco più che un ragazzo, quello dal viso illuminato, al centro della tela; di poco maggiore quello davanti a lui di schiena; un giovanotto, si direbbe ventenne, quello intento a contare i denari; un uomo maturo e barbuto, quello seduto nel mezzo del gruppo; e, infine, un anziano canuto, con tanto di occhiali sul naso, quello che sbuca alle sue spalle.
Solo ora, forse, cominciamo a chiederci cosa stanno facendo questi uomini.
Che siano esattori delle imposte lo sappiamo ormai dal brano evangelico. Del resto abbiamo già osservato come sul tavolo vi siano sparse delle monete. Aguzzando lo sguardo ci accorgiamo, inoltre, anche della presenza di un sacchetto, presumibilmente pieno di altri denari (i tributi riscossi), di un calamaio con tanto di stilo e di un libro che, a questo punto, possiamo ben identificare come un registro contabile. Una “lettura”, tuttavia, che neppure in questo caso è così immediata come può sembrare, visto che, in passato, questa scena era stata interpretata come una… partita a carte in un’osteria!
Lascia un commento