Il «rosario del ciclista» è frutto di una intuizione di don Massimo Vacchetti, responsabile dell’ufficio sport della diocesi di Bologna.
Prodotto in mille esemplari, in occasione della prima tappa del Giro d’Italia, con arrivo alla basilica di San Luca, è realizzato con un piccola parte di una catena della bicicletta. Al posto dei tradizionali grani, i perni che, a due a due, tengono insieme le cinque parti («maglie») di metallo.
Questo è quanto scritto nel biglietto che accompagna il rosario.
«Questo rosario è stato pensato per onorare la Madonna di San Luca e il suo Santuario che “guarda” dal suo colle tutta la città di Bologna. Tra i tanti che ci salgono, anche molti ciclisti. I lunghi e straordinari archi dei portici che le maglie della catena della bicicletta ricordano, accompagnano la salita. La tradizione li associa al serpente della Genesi la cui testa è schiacciata dalla Madre che vince il male.
Un Rosario è una catena che lega la terra al cielo, il cuore dell’uomo a quello di Maria. E quello di Maria a quello di Gesù.
Il Rosario è una preghiera e la preghiera costa fatica. Non è mai semplice. È un po’ come una scalata. Ave Maria dopo Ave Maria, una pedalata dopo l’altra… Una ripetizione necessaria che qualche volta ci fa arrancare, che induce a pensare che tutto sia inutile… persino che non valga la pena nemmeno partire. Chi arriva in fondo però gode perché non ha solo portato a compimento un viaggio, ma lungo il percorso ha visto, con gli occhi, il Mistero di Cristo. Ecco, perché durante il Rosario si contemplano quattro Misteri, quelli della Gioia e quelli della Luce, quelli del Dolore e quelli della Gloria.
Come quattro colli che vanno valicati, ciascuno con i suoi colori e le sue fatiche, le sue pendici e le sue discese.
Il Rosario è una preghiera e mentre tu la compi, il Mistero compie te.
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