A poche settimane dall’inizio della scuola primaria, una mia giovane studentessa mi chiede: «Come mai quest’anno non abbiamo festeggiato Halloween?».
Immagino che la voglia di festeggiare la zucca sia tale da ingenerare confusione sul calendario e non mi esprimo riguardo a quello che penso della festività commerciale, che tra l’altro è ben espresso dai Mienmiuaif, nella loro bella “Canzone per dire di no a Belzebù nei giorni di Halloween” e in quanto insegnante di inglese per la mia classe immagino di non posso esimermi anche quest’anno dal trattare l’evento tanto apprezzato dai bambini.
Tornando al concetto reale di festa, quella in cui c’è qualcuno o qualcosa da festeggiare, penso alla festa di tutti i Santi del primo novembre e ipotizzo che potrei proporre qualche agiografia in inglese a cartoni animati sfruttando i video del canale Christian Kids TV . Potrei puntare su santi cari alla cultura british come Saint Patrick o Saint George. Potrei proporre un collegamento interdisciplinare con la collega di religione e puntare su San Francesco o San Martino.
Poi frugo tra i titoli delle canzoni anglofone che vorrei che loro conoscessero, sperando di offrire un’alternativa rispetto ai loro idoli del momento: i Maneskin. Trovo un brano che mi commuove sempre e mi convinco che sia l’ideale: One of us di Joan Osborne.
Il primo singolo dal bellissimo album “Relish”, pubblicato nel 1995, nel giro di un anno è diventato un successo planetario e forse l’unica grande hit della cantautrice del Kentucky, che negli anni non ha mai smesso di pubblicare cd che spaziano tra blues, R&B, rock, folk, country.
Eric Bazilian, polistrumentista e cantante degli Hooters, è stato co-autore di gran parte dei brani del primo album della Osborne; tra gli altri titoli di sua penna citiamo “St. Teresa”, “Right hand man” e ovviamente “One of us”.
Il brano vanta diversi riconoscimenti internazionali e anche remake di Prince e Eugenio Finardi con il brano “Uno di noi”, incluso nell’album “Occhi” del 1996.
Attraverso una serie di domande su come ci si relaziona con il divino, il testo può essere interpretato anche come una critica all’individualismo.
Alcuni passaggi della canzone recitano
“Se Dio fosse uno di noi? Uno trasandato, come uno di noi, uno sconosciuto sull’autobus che cerca di tornare a casa? […] Un barbone santo, […] uno sconosciuto sull’autobus che se ne ritorna in paradiso tutto solo, Nessuno che lo chiama mai al telefono, a parte il Papa da Roma”.
Mi pare perfetta per le festività di inizio novembre. Da un lato riconosciamo la presenza di Dio nelle vite dei santi e celebriamo chi con il suo esempio ci ha permesso di approfondire meglio e consolidare il nostro rapporto con Dio, dall’altro ricordiamo le persone con le quali abbiamo condiviso parte della nostra vita, intravediamo in loro una scintilla di divinità e il dono che sono stati nella loro quotidianità. Allora sì che non mancano i motivi per fare festa; non una festa colorata e fracassona, ma introspettiva e leggermente malinconica, come la canzone di Joan Osborne, come i ricordi e come i pensieri più profondi.
Allora l’invito che farò ai miei giovani studenti potrebbe essere proprio quello di ricercare la presenza di Dio nelle persone che hanno intorno e riempire di senso la festa delle persone, la ricorrenza dei santi, il giorno dei morti, una celebrazione per loro stessi.
Per approfondimenti: https://joanosborne.com/
https://www.youtube.com/user/JoanOsborneMusic/videos
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