Primo: definire i propri obiettivi. Secondo: scrivere le proprie attività giornaliere in una to-do list (nella quale appuntare cosa fare, quando, e dove). Terzo: svegliarsi tre ore prima di entrare in ufficio.
L’elenco arriva a dieci, che sono poi le dieci cose da fare per diventare ricchi. È solo uno dei tanti articoli che si trovano in rete e ti spiegano come raggiungere il successo: ancora più in voga sono i video di santoni del web che si propongono di migliorare il tuo business grazie a pochi e semplici consigli.
Anche nel vangelo di domenica 22 settembre Lc 16, 1-13 dà un consiglio: “Fatevi degli amici con ricchezza disonesta”, elevando ad esempio quell’amministratore che, per paura di essere cacciato dal proprio titolare, si era messo a fare un po’ di sconti ai suoi debitori. A chi era sotto di cento barili d’olio, aveva detto: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. E chi doveva cento misure d’olio, si era sentito dire dall’amministratore “prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Gesù, attraverso questa parabola, sembra consigliarci un comportamento ben oltre i limiti della legalità… Se nella preghiera del Padre Nostro ci insegna a rimettere i debiti ai nostri debitori, qui l’amministratore rimette i debiti del suo padrone, peraltro a sua insaputa!
Rispetto agli elenchi dei santoni del web, il consiglio dato da Gesù è uno solo, e lo abbiamo già visto: “Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Gesù ci invita a investire nel futuro. In un futuro oltre questo mondo, quello che spesso neanche vogliamo sentire nominare. Fatevi furbi, ci dice, pensate a quello. È un investimento a lungo termine (eterno, verrebbe da dire).
Quando a don Filippo Neri, l’ “inventore” degli oratori, venne proposta la nomina a cardinale, lui rifiutò in modo gentile: “Preferisco il Paradiso”. Aveva già definito i propri obiettivo. Peraltro, senza bisogno di una to-do list.
Il Vangelo di domenica 22 settembre 2019
Lc 16, 1-13
Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Lascia un commento