«Perché Gesù si è battezzato da grande, non poteva battezzarsi da piccolo? Nel mio palazzo succede questa cosa: tutti gli adulti si battezzano non da piccoli ma da grandi!!!! Beh, io non so se questo è bene o male però per me è meglio battezzarsi da piccoli come ha fatto ieri mio fratello Jacopo. Tu sei stato battezzato da grande o da piccolo?».
Mi arriva questa bella domanda da parte di una mia alunna Teresa di 8 anni che, nel periodo della quarantena, ha imparato a scrivere delle e-mail. Le sue domande arrivano dirette, accompagnate dalla spontaneità e dalla dolcezza tipica di quella età.
Il tema del battesimo è spesso oggetto della curiosità dei bambini; se vogliamo è il loro unico grande evento della vita spirituale fino all’età della prima comunione; un momento non lontano nel tempo seppur vissuto senza consapevolezza. Teresa è sorpresa perché è venuta a conoscenza di persone abitanti nel suo palazzo che non sono state battezzate da piccoli ma da grandi. È un bene o un male?
Potremmo dire, con una nota di amarezza, che è già tanto che si siano battezzate. Non di rado mi capita di avere tra i miei alunni bambini che non hanno ricevuto il battesimo e che non mostrano alcuna intenzione di farlo.
Per capire il battesimo in età infantile bisogna guardare alla famiglia come la culla della fede. Come i genitori scelgono quale tipo di alimentazione seguire e con quali principi educare il proprio figlio, questa scelta ricade anche nella vita della fede. Una famiglia cristiana spontaneamente decide di far battezzare il proprio figlio, affinché la grazia dello Spirito Santo possa aiutarlo a crescere nella fede. I genitori si prendono direttamente carico di educare e crescere cristianamente il bambino. È una nuova nascita, una nuova avventura spirituale che il piccolo farà accompagnato dalla fede e dalla testimonianza della famiglia, del padrino e della madrina.
Nella storia della Chiesa sono stati altalenanti i periodi in cui una persona poteva essere battezzata; spesso da adulti, in alcuni periodi in punto di morte, altri ancora da bambini. Nel nostro Paese è un’abitudine consolidata da decenni che il battesimo si amministri ai bimbi molto piccoli; fino a qualche anno fa si battezzava addirittura nelle cappelle degli ospedali o delle cliniche.
Se estrapoliamo la vita di una fede attiva in una famiglia è allora naturale che la scelta di battezzare un bambino in età infantile non nasca così spontanea; è peggio, a mio avviso, quando si amministra un battesimo lì dove questo venga concepito solo come un momento di grande festa senza dare peso al significato spirituale.
In più di un’occasione mi è capitato di assistere al battesimo di alcuni miei alunni battezzati da grandi (8-9 anni); spesso sono celebrazioni molto belle, intense, vissute con maggiore consapevolezza sia da parte del battezzato, sia dalla famiglia, che viene toccata dalla grazia. Una fede “tardiva” che lascerà comunque un segno nella loro vita spirituale.
Non c’è un bene o un male: ci sono i fatti, le vite vissute, le storie di ognuno che meritano attenzione e rispetto.
Alla fine della sua e-mail Teresa mi chiede informazioni sul mio battesimo. Fui battezzato a tre mesi, il 22 dicembre del 1974 da un sacerdote di nome don Pasquale di cui ho un vago ricordo; a testimoniare l’evento ho solo una sbiadita Polaroid a colori. Ritrae me in braccio alla mia madrina polacca, con un vestitino bianco accanto ai miei genitori. È una foto che trasmette una certa tenerezza, forse perché unica nel suo genere. Oggi il servizio fotografico è ben diverso, nei primi anni ’70 si scattavano decisamente meno fotografie visti i mezzi dell’epoca.
La chiesa in cui fui battezzato in realtà era un locale in cui venivano svolte le celebrazioni liturgiche visto che la chiesa parrocchiale era in costruzione. Oggi, ripassando in quella zona, al posto della chiesa c’è una banca! Purtroppo non posso tornare nel luogo in cui venni battezzato a meno che io non voglia aprire un conto corrente bancario.
Il battesimo, che sia ricevuto da piccoli o da adulti, resta comunque la prima tappa della vita cristiana, quella carezza di Dio che non conosce la corruzione del tempo e degli eventi. È un alito di vita che continuerà a soffiare alimentando quella tenerezza e quell’Amore di Dio di cui tutti abbiamo bisogno.
Silvia Corso dice
Avere la consapevolezza, il desiderio ,di essere Cristiani, non ha lo stesso valore che sapere che un SACRAMENTO col suo valore spirituale t’è stato dato d’ufficio quando non capivi niente. Senza contare della confusione che crea in alcuni adolescenti. Il nostro parroco, racconta che spesso degli adolescenti gli chiedono di Sbattezzarsi. I miei genitori, mi hanno lasciata libera di decidere, così a 33 anni, mi sono fatta Battezzare a Roma nel Battistero di San Giovanni. E stata una risurrezione. Vorrei che tutti la provassero.