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IL “CRISTO ALLA COLONNA”, DEL BRAMANTE

Le grandi opere d’arte in 3 minuti

Il Cristo alla colonna è un’opera che non lascia indifferenti: un volto e uno sguardo che catturano nel profondo. Una volta visto, questo capolavoro difficilmente si dimentica.

cristo alla colonna

Donato di Angelo di Pascuccio detto il Bramante, Cristo alla colonna, 1480-90, olio su tavola (93×62 cm) Milano, Pinacoteca di Brera

1.

L’opera proviene dalla abbazia di Chiaravalle presso Milano e rappresenta l’unico dipinto su tavola di Bramante, in quanto la produzione dell’artista è intimamente connessa con l’architettura.

La lettura dell’opera inizia con la figura monumentale di Cristo presentata a mezzo busto e legata ad un pilastro – anziché alla tradizionale colonna –scolpito con motivi vegetali dorati. La volumetrica figura del Redentore viene percorsa da una luce che cela e svela contemporaneamente ampie zone del corpo e del volto, effetto possibile anche grazie all’apprendimento di Bramante della maniera fiamminga filtrata dal lessico di Antonello da Messina. Il focus così ravvicinato, oltre a coinvolgere sapientemente il fruitore, mostra una puntuale indagine anatomica e quasi architettonica del corpo di Cristo che viene “costruito” attraverso un superbo uso delle regole matematiche della prospettiva, come lo studio dell’architettura esige. E come Piero della Francesca incarna.

2.

Splendida è la resa della sfumatura cromatica dell’epidermide che mostra le vene ingrossate sotto i lacci, così come il tocco rossastro di colore che sbuca sotto la corda che cinge il collo di Gesù.

Ma è il volto che seduce e abbaglia il fruitore. Quel volto, incorniciato da barba e riccioli quasi incastonati da bagliori di luce, esprime una dolce sofferenza eroica attraverso lo sguardo.

Gli occhi, uno avvolto nella luce, l’altro, nell’ombra, non fissano davanti a sé. Sono rivolti verso sinistra, verso una direzione precisa. Verso i suoi aguzzini. Con la bocca semi aperta e perfettamente delineata anche nei denti che si intravedono, sembra che Gesù stia parlando o sussurrando loro qualcosa. E nel Suo sguardo vi è una pietà luminosa, non rancore, perché sa che il disegno del Padre Suo si deve compiere. E si lascia percuotere, torturare, uccidere.

3.

Dalla finestra retrostante che crea un’altra fonte di illuminazione, Bramante descrive un paesaggio con un richiamo leonardesco nel lento indagare, nell’azzurrina atmosfera e nelle inaccessibili montagne. Ma le ombre non sfociano nelle sfumature, anche in questa zona dell’opera sono mantenuti evidenti i contorni ed ogni singolo particolare compositivo.

Forse quelle imbarcazioni che scivolano lungo lo specchio d’acqua posso far riferimento allo sbarco della flotta turca a Otranto avvenuto nel 1480 cui seguì una sanguinosa battaglia e l’uccisione del vescovo della città. Avvenimento che ebbe una profonda eco e suscitò grande sconvolgimento.

Forse. Ma indubbiamente lo sguardo di Gesù così vivo, rassicura e lenisce le ferite dell’uomo. Viene difficile pensarLo solo come una rappresentazione, un’immagine. Diviene presenza  tangibile, corpo, come ribadito dalla pisside sul davanzale.

Il Bramante, dunque, riesce a modellare un’iconografia tra una Flagellazione ed un Ecce Homo riuscendo a creare un dialogo intimo e fortemente emotivo con il fruitore, con il devoto.

Così il cappio intorno al collo e la corona di spine sul capo diventano la corona di Cristo.  I simboli del Suo trionfo.

Leggi gli altri articoli in “Capolavori”

Info Silvia Rondini

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Pisa, nel 2009 ha fondato l’associazione culturale “A regola d’Arte”, per la quale svolge l’attività di docente di storia dell’arte nel sistema dell’Educazione degli Adulti di diversi Comuni toscani e organizza visite guidate a mostre su tutto il territorio nazionale. Insegna Lettere nella scuola secondaria di primo grado.

Commenti

  1. Orietta dice

    19 Aprile 2022 alle 22:52

    Peccato solo una cosa:
    Che Cristo fu incoronato di spine dopo la flagellazione e questa cosa stona troppo su una perfezione del dettaglio come questa opera.

    Rispondi
  2. Cinzia dice

    25 Aprile 2022 alle 15:26

    L unica cosa che mi sento di esprimere , è che è verissimo che Dio ha creato l uomo a sua immagine e somiglianza e non uguaglianza. Anche se Gesù era l altissimo, nell’ opera si intravede che proprio prima di morire. , L uomo è solo una creatura creata da Dio , e che nonostante tutto prova paura e disperazione fino all’ ultimo respiro, nella speranza che la parola di Dio sia vera.,.e sia mantenuta tale

    Rispondi

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19 Dicembre 2018 By Àncora Editrice 1 commento

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