Le grandi opere d’arte in 3 minuti
A quale vizio capitale potremmo collegare il momento storico-culturale che stiamo vivendo? Senza dubbio all’accidia. Il non fare, il non fare né bene, né male. Il dire ” tanto sono tutti uguali”. “A me non riguarda”. Per descrivere il comportamento pigro dell’accidioso l’arte ha attinto anche dalla parabola dei talenti:
«Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni (…). Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro»
(Mt, 25, 14-19).
Da essa, molto probabilmente, ha tratto ispirazione Georges de La Tour per Il pagamento delle quote.
1.
In una scena affollata, De La Tour coglie il momento in cui il creditore, raffigurato in piedi sulla sinistra dell’opera, regola i conti con i propri debitori, riecheggiando la scena della parabola evangelica in cui il padrone in partenza distribuisce i suoi averi ai suoi tre servi (Lc 19,11-28). E lo fa con l’espediente dell’illuminazione a lume di candela, che non solo illumina la scena, ma aiuta a focalizzare l’attenzione sul passaggio dei denari.
Ma ancora una volta sono le mani, il registro e i denari a essere in primo piano, come nel vizio capitale dell’avarizia. Infatti, tutti i personaggi sono intenti e attenti alla corretta contabilizzazione del dare e dell’avere. E la candela, inclinata come il corpo dell’uomo che la sostiene, in secondo piano, gioca un ruolo fondamentale nell’interpretazione dell’opera, che trova il suo cardine proprio in tale punto.
2.
Tanto è attivo il dare quanto è attivo il ricevere. O almeno dovrebbe essere così. E per comprenderlo dobbiamo soffermarci nella lettura della parabola del Vangelo di Matteo dove il padrone, o meglio, il Signore, torna a chiedere ai servi/discepoli quanto hanno fatto fruttare i talenti che avevano ricevuto secondo le loro capacità.
Un solo talento, però, non era poco, anche se, rispetto a quelli affidati agli altri servi, poteva sembrarlo. Un talento equivaleva a circa seimila denari, ovvero il salario di altrettante giornate lavorative, quindi molto. Il terzo servo dimostra che non vuole impegnarsi, per paura, per mancanza di intraprendenza, e restituisce al suo padrone il denaro come lo aveva ricevuto. Non rischia; non fa proprio niente. Quindi non pecca nemmeno, secondo lui. Ma agli occhi del Signore appare come un fannullone e addirittura un malvagio, come riportato nel Vangelo. L’uomo, preferendo solo conservare quello che aveva, ha scelto la strada più facile e più breve: quella dell’accontentarsi, che lo ha rinchiuso nella propria mediocrità.
3.
Agendo nel silenzio dell’animo, l’accidia si rende complice di tutti gli altri vizi, collabora con loro e aiuta a creare una base di insoddisfazione, una sorta di vuoto che intrappola l’uomo, il quale poi troverà ogni giustificazione per non fare qualcosa.
Nell’opera di Georges de La Tour però si coglie la speranza, la fiducia, proprio nella fiamma della candela che vibra e si allunga verso l’alto. L’espediente, dunque, del lume di candela, non viene utilizzato solo per illuminare parzialmente l’opera, ma diviene simbolo della vigilanza e della trepidazione dell’anima che anela a Dio.
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