Alzare gli occhi, spalancarli verso l’alto, vedere fin dove si arrampica il cielo. Tre gesti semplici, antichi ed esatti, perfino banali. Cuciti sartorialmente a misura di uomo, per ammirare le stelle brillare, punteggiando di luce il buio, fessure nel velo dell’oscurità.
Lasciandosi rapire dal mistero della bellezza, interpellare dal desiderio di felicità, trascinare dalla domanda di speranza che recano con sé. Senza timori e tremori di affacciarsi sull’abisso della vita, bensì assorti, sbalorditi e grati.
Lo stupore, che protegge dalla noia, dà queste vertigini.
Le notti di agosto, in cerca di stelle
Sono le notti delle stelle; non notti qualunque, anonime, gregarie. Sono poesia in movimento, inni celebrati alla natura.
Esigono virtù all’apparenza evaporate: profondo silenzio; sguardi e menti concentrate; la necessità di “prendersi tempo dal tempo”; l’umiltà di riconoscere limiti; la fatica di intrecciare i fili della propria storia, tessendo passato e futuro; la consapevolezza di appartenere a una comunità di destini; la responsabilità insita in ogni scelta.
Attitudini antitetiche a quelle imperanti: voci solitarie, ora urlate ora soverchianti; capi chini sullo smartphone, consumo compulsivo di immagini e video; prestazioni performanti; individualismi feroci e famelici; parole smaterializzate, slegate, staccate dal peso delle conseguenze.
E il presente narcisistico unico tempo concepito come abitabile, sebbene evanescente e frivolo, privo di interesse per l’avvenire, sigillato nell’istantaneità.
Sono le notti estive dei desideri, come canta Jovanotti, preceduto dall’insuperato Leopardi, e risalendo nei millenni a ritroso, da migliaia di uomini e donne: persone comuni e uomini di fede, cultura, arte e scienza.
Poeti della meraviglia disegnata sì sulla volta celeste, senza posa, al limitare del giorno che va spegnendosi nel crepuscolo; ma materiale essenziale per costruire la vita qui a terra, dove si squaderna la vicenda drammatica ed esaltante dell’umanità.
Abbiamo bisogno degli altri
Desiderio proviene dal latino, de-sidera, senza stelle.
I desiderantes erano i soldati radunati all’accampamento: i nasi all’insù, scrutando presagi, benevoli o nefasti, sulle sorti della battaglia dell’indomani.
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