Siamo esseri mancanti: una verità scomoda che abbraccia la condizione umana, da sempre. In realtà, una benedizione rinnovata, riposta nei dettagli. Abbiamo bisogno degli altri. E aneliamo all’amore di un Altro.
Il nostro cuore è appeso a un filo, eppure non desiste dal battere. Insegue un orizzonte di senso, non un palcoscenico; splendore, non cosmesi né teatralità, modestia non vanteria.
Queste notti appartengono a ciascuno, sono speciali.
Conficcate nel fluire della vita, rimescolio di chiarori e ombre, slanci e inabissamenti, salvezza e naufragio, vittorie e sconfitte, passione e mitezza, sicurezze e fragilità, fanno approdare il corso dei pensieri nell’alveo dove quei singoli momenti – attimi catartici – si svelano essere autentiche rivelazioni.
Rivelazioni su noi stessi
Chi siamo. Da dove veniamo. Verso quale meta siamo diretti.
Perché nulla, neppure un’esistenza che arranca, inciampa, incrudelisce in una malattia, in una morte, in un vuoto infinito, può sopire il desiderio insopprimibile di amare e di essere amati, albergato in ogni vita.
Il cuore, rivestito a festa, che sussulta; gli occhi sgranati e lo sguardo lanciato in alto. Tre gesti semplici, antichi ed esatti, persino banali.
Sprigionano, tuttavia, il potere di immaginare le cose e le persone come migliori.
Abitiamo ogni loro istante, questa notte.
E tutte le altre.
Alberto Galimberti
28 anni, giornalista, laureato in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, dove collabora con la Cattedra di Politica e comunicazione. Scrive sul quotidiano La Provincia (Como, Lecco e Sondrio) e per il mensile dell’Azione Cattolica Segno nel Mondo. Nel 2018 ha pubblicato con Àncora È una Chiesa per giovani? Proviamo ad ascoltarli
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