Non è amore se non butti dentro tutto quello che hai, tutto quello che sei. Il racconto del Vangelo di domenica 11 novembre (Mc 12, 41-44), quello della vedova che getta le sue uniche due monete nel tesoro del tempio, fa venire in mente una frase di una canzone di Jovanotti: «Cosa sei disposto a perdere?». Il brano è «Mi fido di te» ed è contenuto nell’album «Buon sangue» del 2005. Descrive frammenti di un mondo dalle mille sfaccettature, dove l’apparenza a volte inganna (compaiono persino «assassini per bene») e nel quale c’è comunque un desiderio di infinito: «Dottore, che sintomi ha la felicità?».
Se le strofe raccontano spezzoni di vita, uno dietro l’altro, lasciando spazio a immagini e suggestioni, il ritornello è più diretto e lineare: «Mi fido di te/ Io mi fido di te/ Ehi, mi fido di te/ Cosa sei disposto a perdere?».
La fiducia (e la fede!) ci chiedono sempre di rinunciare a qualcosa, di vivere per l’altro – per l’Altro – proprio perché è così che ci realizziamo. La vedova che offre le due monete («tutto quanto aveva per vivere») non si mette al centro, e compie quel gesto di totale affidamento che neppure il giovane ricco, nel Vangelo ascoltato domenica 14 ottobre (Mc 10, 17-27), era stato capace di fare.
«Cosa sei disposto a perdere?». Il video di «Mi fido di te», girato a Budapest per la regia di Ambrogio Lo Giudice, ci mostra una serie di passaggi di testimoni tra i vari protagonisti. Inizia Jovanotti, che lascia una chitarra a una ragazza la quale dà una busta della spesa a un signore in giacca e cravatta. Questi, mentre nel frattempo si è seduto su una panchina a mangiare il cibo contenuto proprio in quella busta, offre una sua valigetta a un giovane in t-shirt, e così via.
Il messaggio conclusivo è chiaramente un inno alla pace, con una bambina che prende una pistola a un militare e, dopo averla puntata allo stesso Jovanotti, gliela consegna, lasciando che sia quest’ultimo a gettarla in un fiume.
Ma già nella scena precedente (minuto 1’40’’) accade qualcosa di particolarmente interessante: un senzatetto, che ha appena ricevuto in dono un orologio, si toglie uno straccio di dosso e prova a coprire i passanti, ricevendo però un rifiuto dietro l’altro. Allora entra nella vicina chiesa. Al centro c’è un crocifisso di legno. Allora appende lo straccio rosso sul legno, alle spalle di Gesù (e, dettaglio da non trascurare, per farlo deve abbracciarlo… o forse farsi abbracciare?).
La vedova, nella sua miseria, ha gettato nel tesoro «tutto quello che aveva». Davanti a quella scena è come se a ciascuno di noi venisse chiesto: e tu, per amore, «cosa sei disposto a perdere?».
Lorenzo Galliani
Il vangelo di domenica 11 novembre
Umile generosità di una vedova (Mc 12, 41-44)
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
GIANFRANCO dice
Jovanotti abitava sotto casa mia, ha studiato con mio figlio, chiedeva a mio figlio i libri o compiti (…). Però ogni tanto litigavano. Era un po’ burlone come lo sono i toscani. Mi piace leggere -soprattutto in chiave religiosa- del povero che mette lo straccio – rifiutato da molti- sulle spalle diGesù nudo, crocifisso. Segno dell’educazione religiosa ricevuta da piccolo e riaffiorata negli anni adulti. Bravo Lorenzo Cherubini!