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Home » LA “MADDALENA PENITENTE” DI DONATELLO

LA “MADDALENA PENITENTE” DI DONATELLO

Le grandi opere d’arte in 3 minuti

«Di mano di Donato [è] una Santa Maria Maddalena di legno in penitenza, molto bella e molto ben fatta, essendo consumata dai digiuni e dall’astinenza, intanto che pare in tutte le parti una perfezione di notomia, benissimo intesa per tutto.»

Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)


Donatello, Maddalena penitente (1455-1456), legno di pioppo, altezza cm 188, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze 

1.

Con queste parole Giorgio Vasari descrive una nuova Maria Maddalena scolpita da Donatello per il Battistero di Firenze intorno al 1450. L’artista fiorentino, dopo un decennio trascorso a Padova, ormai settantenne, rientra nella sua città  e modella Maria Maddalena con un materiale decisamente insolito quale il pioppo bianco, diffuso nel Medioevo ma molto raro nel Rinascimento.

Donatello sceglie di dedicarsi alla scultura su legno proprio perché non vuole ottenere nessuna sfumatura, nessuna illusione di morbidezza o di levigatezza ed accantona sia la pietra sia il marmo   traendo ispirazione, molto probabilmente,  dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, dove il frate domenicano descrive gli ultimi anni di vita di Maria Maddalena passati a peregrinare e digiunare  nel sud della Francia.

Il risultato è sorprendente. L’artista si allontana dalla tradizionale iconografia che vede la santa ritratta come una giovane e bella donna dai capelli lunghi e biondi e derivata da una sovrapposizione tra Maria di Magdala e la prostituta redenta da Gesù, episodio narrata dal vangelo di Luca (7,37).

2.

Maria Maddalena è adesso raffigurata come una donna penitente colta nell’atto di un incedere reso barcollante e sgraziato. Il suo corpo è ammantato in una veste formata dai lunghi capelli che non sono più seducenti e si limitano a celare delle forme che non sono più tornite e sinuose.

I lunghi digiuni ai quali si è sottoposta hanno scavato anche il volto, ricoperto in parte anch’esso da ciocche di capelli che scendono lungo gli zigomi come virgulti rampicanti.

La macilenza del corpo viene esaltata anche dalla meticolosa descrizione anatomica dei tendini del collo e dai grandi occhi affossati che guardano oltre, non cercano un contatto. E quella bocca semi aperta e sdentata sembra che stia intonando una preghiera, così come le grandi mani che si stanno per congiungere. Certamente Donatello dimostra di avere ben chiaro i modelli lessicali di Giotto e di Masaccio per quanto riguarda la ricerca espressiva e psicologica dei soggetti da raffigurare. Ma la sua ricerca non va nel senso del dramma teatrale con gestualità debordante. La gestualità che impone a Maria Maddalena è quella di una ricerca intima.

3.

La santa dunque, non viene immortalata solo in un momento di penitenza, ma di ascesi, di trasfigurazione. Ed è bella! Si riveste di una nuova forma di bellezza che non è più sinonimo di armonia e di seduzione ma diventa sinonimo di relazione. Maria Maddalena ricerca la relazione con Dio e si riveste di Lui. Non ha più bisogno di oggetti, di vasi per unguenti o di vestiti. Ricerca solo Lui abbandonando  sé stessa.

E Donatello forgia un capolavoro inedito e avanguardista.

Leggi gli altri articoli in “Capolavori”

Info Silvia Rondini

Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Pisa, nel 2009 ha fondato l’associazione culturale “A regola d’Arte”, per la quale svolge l’attività di docente di storia dell’arte nel sistema dell’Educazione degli Adulti di diversi Comuni toscani e organizza visite guidate a mostre su tutto il territorio nazionale. Insegna Lettere nella scuola secondaria di primo grado.

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19 Dicembre 2018 By Àncora Editrice 1 commento

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