«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?». Nel vangelo di Luca, Gesù si lancia in un attacco contro l’ipocrisia. Smascherando chi vede le mancanze – anche le più piccole – solo negli altri.
«Mi hai fatto amare tutti i miei difetti»
Non può che essere l’amore a offrire uno sguardo differente. «Mi hai dato tutto/ ma niente avevi/ Mi hai fatto amare tutti i miei difetti», canta Ermal Meta in una delle sue canzoni più note. Qui il protagonista riconosce i propri punti deboli, eccome, ma riconosce che la persona amata è capace di renderli quasi simpatici, come se fossero tratti del carattere. Si possono davvero amare i propri difetti? Forse no, ma certo – nel tentativo costante di migliorarsi – si può anche scherzarci sopra, entro un certo limite, ed essere grati del fatto di essere supportati (e sì, sopportati) da chi ci sta intorno. Che non può che essere una persona speciale: una «Ragazza Paradiso» (per restare nella canzone di Ermal Meta, qui il video), il cui nome indica una direzione, la più bella.
Qual è l’atteggiamento contrario al vedere le pagliuzze negli occhi degli altri? Forse non è soltanto smettere di guardare. Ma essere grati per chi non appesantisce – e magari rende pure più leggere – le nostre travi.
Il vangelo di domenica 3 marzo 2019
Contro l’ipocrisia (Lc 6, 39-45)
Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri
Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 4Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 2Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 4L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
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