Natività: l’ambientazione
Dal XII secolo si precisa lo scenario dietro i personaggi della Natività.
All’inizio c’è la roccia o la grotta, simbolo del legame tra cielo e terra, che pur restando in alcune rappresentazioni fino al Medioevo, viene poi sostituita da una specie di architettura, una struttura in legno incassata nella montagna, come in Giotto, o un portico, come nei dipinti gotici, o
un semplice spiovente in stato di abbandono con grossi buchi nella paglia che lo ricopre,come si può vedere fino al XV secolo, quando nei quadri compaiono le rovine o le ali di muro sbrecciate.
Varie sono le interpretazioni: rifacendosi ai Padri della Chiesa le rovine
sono il simbolo del vecchio mondo che crolla all’avvento di quello nuovo segnato dalla nascita di Cristo, ma possono anche essere espressione della Sinagoga distrutta che fornisce le pietre per la costruzione della Chiesa. La costruzione diviene poi sempre più complessa e talvolta un pavone è appollaiato sul tetto.
Cf Micaela Soranzo, I Vangeli dell’Infanzia, pp. 39-51
MICAELA SORANZO, architetto, si occupa di architettura e arte per la liturgia. Dal 1993 al 2015 ha fatto parte della Consulta dell’Ufficio Liturgico Nazionale; dal 1996 è membro dell’Associazione Professori e Cultori di Liturgia e attualmente del Servizio di Animazione Biblica della Diocesi di Perugia. Ha studiato all’Istituto Teologico di Assisi e Iconografia al Pontificio Istituto Orientale.
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