La figura del Papa è vista con simpatia e curiosità da parte dei bambini e in quanto tale stimola sempre tante domande e osservazioni.
Come si diventa Papa?
Facile. I cardinali sono seduti su una poltrona mentre alle loro spalle c’è un candidato pontefice che tiene un discorso. Ad un certo punto i porporati si girano ed esclamano: “Per me è sì”, “per me è no”… ops, scusate, questo accade ad X Factor! Risata generale in classe.
Il conclave ha una dinamica affascinante e un alone di mistero; curioso pensare a degli uomini che si “chiudono a chiave” nella Cappella Sistina (il termine conclave vuol dire letteralmente camera chiusa a chiave) e ne usciranno solo dopo l’elezione del Papa. Cosa faranno nel frattempo? Naturalmente pregano – perché non va sottovalutata la dimensione spirituale – e si confrontano, discutono, analizzano quale potrà essere il futuro della Chiesa. Poi si passa alla votazione e…
Un cardinale può votare se stesso?
Puntuale questa domanda. I bambini pensano che diventare Papa possa essere motivo di orgoglio. Del resto il Papa, conosciuto in tutto il mondo, è famoso, parla a miliardi di persone ed è l’uomo che tutti vorrebbero conoscere; i bambini sono attratti dalla fama e dalla sua enorme visibilità.
Dio ci liberi da un cardinale che possa pensare di votare se stesso: ci si troverebbe in presenza di una persona orgogliosa, presuntuosa, che mette se stessa al centro di una missione così importante. Non posso affermare che questo non sia mai successo, solo Dio lo sa, ma una virtù indispensabile è l’umiltà, non solo per il Papa ma per ognuno di noi; autocandidarsi a successore di Pietro non la vedo una scelta saggia.
E una volta eletto? Che si fa?
Beh, a quel punto… scatta subito un tweet, un post su Facebook, un comunicato mondiale in sala stampa con tanto di foto e curriculum del cardinale scelto. No, neanche questo va bene, questa modalità è utilizzata dalle squadre di calcio per annunciare qualche colpo di calciomercato.
Nell’era di internet e dei satelliti la Chiesa rimane fedele, è proprio il caso di dirlo, ad un metodo tanto antico quanto bizzarro agli occhi dei bambini del terzo millennio: lanciare un segnale di fumo. E così tutte le volte che ne parlo i bambini mi guardano sempre con aria sorpresa, pensano che io stia nuovamente scherzando e invece è proprio così. Tutti con il naso all’insù e gli occhi rivolti verso il comignolo della Cappella Sistina per attendere la fumata bianca. Mistero su come il fumo possa uscire una volta nero e una volta bianco… ma si sa, non possiamo sapere tutto!
A questo punto il Papa può fare quello che vuole?
I bambini pensano che il Papa sia libero di decidere liberamente cosa fare, dove andare, chi incontrare visto che è il Papa e nessuno dovrebbe contraddirlo. Non è proprio così. Basti pensare al fatto che un cardinale che parte da un luogo lontano – l’Argentina, per esempio – lasciando tutte le sue cose, i suoi familiari, gli amici e i parrocchiani per andare a Roma pensando di rimanerci qualche settimana per il conclave, una volta eletto non potrà farvi ritorno, forse per sempre. È l’aspetto che personalmente mi inquieta di più, che spesso dimentichiamo; e quando glielo faccio notare anche i bambini rimangono sorpresi, non se lo aspettano.
Dall’elezione di Papa Francesco le domande sulla figura del pontefice sono molto cambiate. Noi adulti abbiamo termini di confronto rispetto ai precedenti pontefici che i bambini non hanno. Ho la netta sensazione che i bambini lo vedano come un uomo semplice. Faccio notare loro che gesti che noi definiremmo “normali” come portare in aereo una borsa, andare al funerale di una persona conosciuta come è accaduto due mesi fa, fare una telefonata o fintanto perdere la pazienza sono immagini insolite mai viste in passato.
I nostri ragazzi sono figli spirituali di Papa Francesco e l’auspicio è che crescano con l’idea che il Papa non è una superstar, che la fede è una cosa seria ma che si può vivere con un sorriso, e che la Chiesa è vicina ai poveri. Basterebbe già questo per essere cristiani migliori e persone con il cuore più vicino a Dio.
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