“Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’, e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò”. Chi non ricorda questi versi della canzone di Lucio Dalla, “L’anno che verrà”. Nella lettera, l’autore, si rivolge ad un lontano amico in vista del nuovo anno tra speranze e attese per il futuro.
Una mia alunna mi ha chiesto se avessi mai scritto una lettera. La domanda mi è parsa ovvia, dalla risposta scontata; così non era per lei che, vista la sua giovane età, non ha mai scritto né ricevuto una lettera. Del resto, dal suo punto di vista, non avrebbe senso comunicare con una persona lontana utilizzando un mezzo ormai obsoleto. Bisognerebbe prendere carta e penna, scrivere, comprare la busta, affrancarla e infine inviarla. Aspettare poi un tempo indefinito perché la lettera sia recapitata al destinatario e aspettare una sua eventuale risposta. Un tempo da dinosauri, meglio inviare un whatsapp, con tanto di foto o messaggio vocale: rapido, immediato, istantaneo. Un botta e risposta che abbatte il tempo e le distanze.
Una lettera è qualcosa di improponibile ad un ragazzo dei nostri giorni. Probabilmente è lo stesso anche per noi che abbiamo scritto tante lettere in passato. La lettera, tranne quella dei bambini a Babbo Natale, cede il passo alla tecnologia.
L’immediatezza della comunicazione è sicuramente un vantaggio anche se nasconde in sé delle insidie. Tra qualche anno di tutti questi messaggi rapidi non resterà niente: i cellulari vengono sostituiti, gli hard disk si bruciano, tutto appare tanto rapido quanto sfuggente. Non possiamo riporre nel cassetto un messaggio whatsapp! Gli album delle fotografie, così come le scatole di latta dove si conservavano le lettere ricevute, segnavano la nostra storia, facevano vivere i nostri ricordi, restando impressi anche a distanza di anni.
Scrivere una lettera è una piccola opera d’arte. Ricordo che negli anni della mia adolescenza ero un infaticabile scrittore di lettere. Avevo in piedi almeno tre corrispondenze durate nel tempo: le mie lettere viaggiavano per l’Italia portando con sé notizie, confidenze, qualche disegno. Le scrivevo sempre su un foglio di quaderno strappato dal centro, era la mia carta da lettera, semplice e immediata.
Nell’atto di imbucare una lettera auguravo buon viaggio alle mie parole che da quel momento appartenevano a qualcun altro.
Con incredibile sorpresa, qualche tempo fa una delle persone con cui ho intrattenuto una relazione epistolare mi ha inviato una foto (stavolta sì su whatsapp!) che ritraeva tutte le lettere che le avevo spedito negli anni passati. Le aveva conservate tutte! Incredibile.
Dopo aver spedito la lettera c’era il momento dell’attesa per l’arrivo della risposta. Che emozione vedere nella cassetta della posta la busta bianca con sopra impresso il mio nome; la prima cosa da fare, una volta arrivato a casa, era sedermi e aprire la busta. La calligrafia del mittente nascondeva un mondo e un’emozione da scoprire.
Scrivere una lettera è un motivo di forte introspezione: in quelle righe rielaboravo e riflettevo su pezzi di vita vissuta. A tal riguardo mi ha colpito una frase nella canzone “Letter to you” inserita nell’ultimo album di Bruce Springsteen: “Le cose che ho trovato attraverso i tempi difficili e i buoni le ho scritte tutte con inchiostro e sangue, ho scavato nel profondo della mia anima e ho firmato col mio nome vero e l’ho inviato nella mia lettera a te” (“The things i found out through hard times and good I wrote ‘em all out in ink and blood Dug deep in my soul And signed my name true And sent it in my letter to you”).
Le lettere sono un caposaldo della letteratura, insieme al diario è la prima vera palestra di ogni scrittore. Da Cicerone a Orazio, da Seneca a San Paolo, attraverso le lettere possiamo studiare una società, capirne le dinamiche. Ricordo nel film “Il postino” di Massimo Troisi la fitta corrispondenza del poeta Neruda con il suo paese e l’amicizia nata con il portalettere affascinato dalla poesia. Molti libri sono spesso in forma di lettera, è un genere letterario mai caduto in disuso.
Nella Bibbia troviamo ben ventuno lettere (di San Paolo e altri autori) che ancora oggi leggiamo non solo per il valore spirituale ma anche per quello letterario.
Anche se la lettera da tempo ha ceduto il passo alla tecnologia, il suo fascino rimane immutato. Che emozione ritrovare, dopo anni, una lettera, magari proprio una lettera d’amore spedita da una persona cara lontana negli anni.
Sollecitiamo i nostri ragazzi a scrivere a mano, di proprio pugno, una lettera ad un amico. Sarà un gesto apparentemente antico ma utile per conoscersi e farsi conoscere.
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