Ayrton Senna ci ha lasciato 25 anni fa, nel terribile schianto all’autodromo di Imola. Un campione, ricordato da Lucio Dalla in una meravigliosa canzone, «Ayrton», appunto.
Così la commenta Paolo Jachia nel libro «Lucio Dalla, giullare di Dio» (Àncora Edizioni).
Qui Dalla ci offre in maniera perfetta, mischiando storia e religione, etica laica e cristiana, quel mix che è davvero la sua firma: «Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota… / E come uomo io ci ho messo degli anni a capire… che un vincitore vale quanto un vinto … / E ho deciso una notte di maggio / in una terra di sognatori / ho deciso che toccava forse a me / e ho capito che Dio mi aveva dato / il potere di far tornare indietro il mondo / rimbalzando nella curva insieme a me / mi ha detto “chiudi gli occhi e riposa” / e io ho chiuso gli occhi // Il mio nome era Ayrton e facevo il pilota… / Tu mi hai detto “chiudi gli occhi e riposa” / e io adesso chiudo gli occhi»,
Dove c’è da notare la figura di un Dio pietoso (di un Dio Mamma, direbbe Papa Luciani) che si avvicina per chiudere la vicenda umana di un eroe contemporaneo, con parole che però valgono per tutti gli uomini: «Ho combattuto la buona battaglia», ora riposo.
La vita è troppo breve per avere nemici
Ayrton Senna
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