Spesso i bambini mi pongono questa domanda: come fai a sapere tutte queste cose? Dove le hai studiate? La trovo una domanda molto bella perché nasce dallo stupore e dall’ammirazione: trovano dinanzi a un adulto che ha molte conoscenze e inevitabilmente gli alunni si chiedono come sia possibile che sappia così tanto.
Per un allievo avere un insegnante che sappia esporre e trasmettere le proprie conoscenze è molto importante. Se è vero che spesso ci ricordiamo dei cattivi insegnanti, è altrettanto vero che dolci sono i ricordi legati ai grandi maestri, quelli che hanno lasciato in noi un segno indelebile, di cui ancora sentiamo risuonare la voce nel cuore e nella memoria. Ovviamente come tutti, anche io ho avuto docenti di cui ricordo soprattutto i modi sgarbati, a partire dalla mia maestra della scuola elementare con la quale non è mai scattata un’intesa, potrei dire che non ci sopportavamo a vicenda.
Trasmettere la passione
Ci sono stati invece alcuni insegnanti che hanno saputo trasmettermi la passione per ciò che insegnavano, che hanno saputo anche umanamente toccare alcune corde dell’anima. Da studente ammiravo la loro cultura e il loro modo di trasmettere ciò che conoscevano; da insegnante costituiscono un modello da prendere ad esempio.
Quando entrai nella scuola, vent’anni fa, avevo appena terminato i miei studi universitari; nel mio bagaglio di conoscenze c’erano molte nozioni teologiche, date, concili, pensieri di filosofi che pensavo mi sarebbero risultati utili. Nonostante i libri studiati mi resi conto, fin da subito, che mi mancava molto altro. In particolar modo non conoscevo il mondo dei bambini, i veri protagonisti della scuola. Conclusi gli esami all’università ho iniziato perciò a studiare proprio loro; il modo di come comunicare, il linguaggio da usare, le strategie metodologiche, i lavori pratici, il loro modo di pensare e soprattutto il loro punto di vista sulla vita. Un mondo a me fino ad allora sconosciuto che ha richiesto molti anni di osservazione e confronto, non senza ostacoli, inciampi e preoccupazioni. Se all’inizio i bambini erano degli sconosciuti adesso, dopo tanti anni di osservazione e dialogo con loro, rimango stupito dalla bellezza dei loro pensieri, dal loro candore e dalla spontaneità con cui sanno approcciarsi alla vita. Sono un monito per noi adulti.
Il maestro impara
Oggi, dopo così tanto tempo, potrei chiedermi: “Maestro Andrea, dove hai imparato tutte le cose che conosci?”. A scuola, risponderei senza esitare. Sì, perché un insegnante trasmette nozioni, usa strategie didattiche, sa gestire gli argomenti su cui si è preparato ma apprende anche tanto. I miei alunni mi guardano con un certo stupore quando dico loro che a scuola anche il maestro impara ogni giorno qualcosa. Mi piace ascoltare il loro punto di vista, accogliere le loro domande e le loro osservazioni; ogni singolo bambino può darmi molto di più di quanto riesco a donare.
Rispetto a qualche decennio fa oggi il lavoro dell’insegnante è notevolmente cambiato; grazie ad internet i contenuti e le informazioni che un docente può gestire – sia in fase di preparazione che di esposizione – sono molteplici. Tutto è facilmente verificabile dagli studenti stessi, spesso anche in tempo reale. La metodologia di lavoro è molto diversa: i miei professori portavano con sé ciò che avevano preparato a casa studiando sui libri, oggi portiamo in classe anche un’infinita enciclopedia multimediale da cui poter attingere contenuti e informazioni sempre nuovi; la tecnologia entra a servizio della didattica, offrendo nuovi stimoli.
Un docente insegna ciò che ha studiato e impara da ciò che osserva. Deve saper essere sì un porto sicuro per i suoi alunni ma, al tempo stesso, un trampolino dal quale per partire verso il futuro; toccherà concretamente la vita dei propri studenti se saprà metterci passione, disponibilità e dedizione.
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