Le grandi opere d’arte in 3 minuti
L’Angelus di Jean Francois Millet, grande capolavoro realista, e il Vangelo di domenica 20 ottobre sulla perseveranza della preghiera della vedova che chiede giustizia (Luca 18, 1-8)
1.
Due giovani contadini, un uomo ed una donna, interrompono momentaneamente il faticoso lavoro nei campi per recitare la preghiera dell’Angelus che, per tre volte al giorno, viene annunciata dal rintocco delle campane della chiesa sullo sfondo. Molte altre volte Jean-Francois Millet, un’artista rivoluzionario francese attivo nella seconda metà dell’Ottocento, aveva ritratto contadini assorti nei lavori agricoli delle campagne francesi, evidenziando così una sensibilità verso i maestri olandesi del grande Seicento.
Ma questa volta è diverso. Il capo chino, le mani giunte e l’assorta immobilità delle due figure che giganteggiano in primo piano, mostrano una solenne ed intima dignità nel pregare. Il punto di vista ribassato ed il tratto vigoroso del pennello dell’artista che nasconde, quasi annulla, i volti dei contadini, contribuiscono a far indugiare l’osservatore sui gesti, a renderlo partecipe delle loro preghiere. Ad osservare silenzio nel contemplarli.
2.
Anche la luce del tramonto, che invade dolcemente una larga porzione di cielo ed illumina senza disturbare tutta la scena, suggerisce silenzio. E scandisce la fine della giornata lavorativa al fine della quale gli esausti contadini faranno ritorno nell’accennato e piccolo villaggio posto dietro di loro. In lontananza, per cui dovranno fare molta strada con gli attrezzi da lavoro ed il raccolto di patate accolte nella piccola cesta ai loro piedi. Le loro vesti sembrano leggere, forse consumate, in certi punti, lise, dalla povertà. Ma la presenza di un piccolo gruppetto di rondini, in alto a destra dell’opera, indica che la scena è ambientata in una stagione calda come la primavera inoltrata o l’estate.
3.
Ma al di là della stagione, della stanchezza o della distanza che devono percorrere ogni giorno per raggiungere i loro campi, questi contadini devono essere perseveranti per ottenere un buon raccolto, come la vedova molesta che torna ripetutamente dal giudice disonesto per chiedere giustizia. E pregano! E lo fanno non come “ gli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini”. (Mt 6,5.)
Ma pregano in una ieratica intimità, quasi certamente chiedendo a Dio un buon raccolto e senza moltiplicare delle parole ormai apprese a memoria. Pregano con quella profonda naturalezza di chi ringrazia il Signore per quello che ha e per quello che è.
Vale più un istante nell’intimità che mille salmi nella lontananza.
Evagrio il Pontico
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