La domanda che mi viene posta è anche una provocazione. L’uomo sta distruggendo il pianeta, i giovani lo sentono, ne sono consapevoli.
Dio che fa? Ci ama lo stesso? La nuova generazione è pronta a combattere, merito anche della paladina Greta, una ragazzina capace non tanto di dire cose nuove, quanto di muovere le coscienze parlando allo stesso tempo ai giovani della sua età e ai grandi della terra senza alcun timore reverenziale. I ragazzi la conoscono, la seguono; per quanto le si possano muovere critiche, certo è che il suo impatto mediatico è forte e ben venga se qualcuno richiami l’attenzione sul tema dell’ambiente.
Dio in questo senso è stato chiaro con l’uomo. Lo ha messo al centro del suo disegno creativo, nel giardino dell’Eden che prefigura il nostro pianeta, affidandogli un preciso compito: coltivarlo e custodirlo. Avere un giardino, anche domestico, richiede una certa cura: annaffiare le piante, estirpare le erbe infestanti, potare, pulire, concimare, tutte attività che implicano un impegno costante, quotidiano. Il giardiniere non può distrarsi e lasciare incustodito il suo spazio verde altrimenti tutto si seccherebbe e vedrebbe concretizzato il fallimento di un lavoro iniziato tempo prima. Custodire il creato è il compito dell’uomo nei confronti della Terra; ognuno in tal senso ha le sue responsabilità e il proprio raggio d’azione.
Gli effetti disastrosi del comportamento scellerato dell’uomo verso l’ambiente sono sotto gli occhi di tutti: la scomparsa delle api, dei piccoli insetti, di diverse specie animali, il disboscamento feroce, mari e fiumi inquinati senza considerare le temperature che si innalzano con le conseguenze che conosciamo. E Dio sta lì ed assiste a questa rovina; eppure, come sostiene l’autore della domanda, ci ama.
L’amore porta in sé la pazienza, il perdono, la speranza: chissà, Dio forse sta aspettando che l’uomo prenda coscienza di quanto male sta arrecando al pianeta, ha speranza che qualcosa possa cambiare e starà perdonando il nostro atteggiamento distruttivo.
La Bibbia è ricca di riferimenti al creato e alla misericordia divina. Innanzitutto con Noè leggiamo che Dio è pronto a tornare sui suoi passi purché trovi un solo uomo giusto sulla terra. Interessante è anche la consuetudine del popolo di Israele che prende spunto dal settimo giorno della creazione, quello in cui Dio “cessò da ogni suo lavoro” (lo shabbat, il sabato, viene proprio dalla parola ebraica “terminare, cessare”) per offrire un anno sabbatico alla terra durante il quale non si coltivava e si lasciava alla terra il tempo di riposare e rigenerarsi. Questo riposo favoriva anche la condivisione dei beni tra gli uomini in un momento in cui i raccolti erano inevitabilmente minori.
San Francesco, colmo d’amore per il creato, chiamava sorelle e fratelli quelle stesse creature che oggi stanno subendo un declino relativamente veloce. L’allontanamento dell’armonia tra l’uomo e la natura farà sì che lo stesso uomo si allontanerà da Dio, perché non sarà capace di ascoltare la sua voce che si nasconde nella bellezza del creato. Nell’Enciclica “Laudato si’” Papa Francesco, con la semplicità che lo contraddistingue, lancia un chiaro allarme: “Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza” (n.53).
Per rispondere alla domanda del mio alunno, ricorriamo ancora alla saggezza biblica del libro della Sapienza: “Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato” (Sap 11, 23-24). Dio non si stanca dei peccati dell’uomo e anche davanti a tale distruzione del creato ha la speranza fondata che egli si ravveda.
Non sono solo le parole della Bibbia a dover spingere l’uomo verso una sensibilità ecologica. L’uomo arrecando danno al pianeta Terra fa male innanzitutto a se stesso; una responsabilità importante non è solo sulle spalle dei capi delle nazioni, ma è anche un richiamo a vivere nel rispetto della natura per tutti noi, persone di buona volontà, che insieme possiamo fare tanto.
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