Di nuovo a Roma, con la gioia nel cuore dopo l’incontro interreligioso “Ponti di pace” da lui stesso ospitato nella sua diocesi. L’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Zuppi è uno dei membri di nomina pontificia al Sinodo dei giovani che si è aperto lo scorso 3 ottobre. A FarodiBologna, traccia un primo bilancio di questo cammino.
Cosa si porta dietro dei primi giorni di Sinodo?
La gioia di costruire assieme, nel confronto e nell’ascolto di situazioni estremamente diverse, ma rappresentative del mondo dei giovani. Oltre, ovviamente, alla gioia per la presenza dei due vescovi giunti dalla Cina. Ho visto una Chiesa che vuole essere ancora di più madre, liberandosi dalla tentazione del facile “viver per se stessi” per ricominciare a sognare, e aiutare i giovani a farlo
Di molti convegni ecclesiali, passato pochissimo tempo, ci si scorda subito. Il Sinodo sarà invece capace di lasciare il segno ed essere anche tra molto tempo un riferimento per i giovani?
Credo di sì: ha avuto una preparazione molto attenta, coinvolgendo tutte le conferenze episcopali e con contatti diretti con migliaia di giovani, che hanno mandato le loro osservazioni. Ci si è rivolti non solo ai giovani più vicini alla Chiesa, ma a tutti, con l’idea che le scelte e le priorità che verranno fuori dal Sinodo possano essere rivolte a tutti. Senza correre dietro a nessuno, ma mostrando il desiderio di crescere assieme.
C’è qualcosa che l’ha colpita in modo particolare?
Direi la consapevolezza della realtà giovanile, attraverso l’ascolto. Nessuna formula, ma gesti di attenzione per una Chiesa capace di comunicare anzitutto con l’esempio, nella fedeltà al Vangelo. Nessun tema è tabù, tutto viene affrontato con questo spirito.
Come ha visto Papa Francesco in questi giorni?
Ha grande attenzione nei confronti del Sinodo, partecipa con gusto. Mi colpisce non solo il fatto che sia in ascolto, ma proprio l’immediatezza con la quale segue i lavori.
In questi giorni a Bologna si è svolta la tre giorni di «Ponti di Pace» della Comunità di Sant’Egidio, alla quale lei è particolarmente legato. Lo stile è quello del dialogo, gli ospiti grandi leader religiosi e uomini della cultura e delle istituzioni. Che valore ha una iniziativa di questo tipo?
Costruire «Ponti di pace» credo sia un pezzo dello sforzo che dobbiamo fare. Dicevo che la Chiesa al Sinodo si rivolge a tutti i giovani. Ecco, che ci sia un’apertura verso il dialogo tra le religioni penso sia davvero uno sguardo proiettato verso il futuro.
Lorenzo Galliani – farodiroma.it
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