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SPALANCATE LE PORTE A CRISTO (MA TANTO ENTRA LO STESSO)

«Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo». Era il 22 ottobre 1978, Karol Wojtyla stava celebrando la Messa per l’inizio del Pontificato, e rivolgeva un invito, con calore e passione.

Paura e porte. Nel brano del vangelo che ascolteremo domenica 28 aprile (Gv 20, 19-31) la scenografia – emotiva e reale – è composta da questi due elementi. I discepoli avevano chiuso la porta «per timore dei Giudei». Gesù è finito in croce e sono angosciati: che ne sarà di loro? Nel frattempo, meglio non farsi vedere troppo in giro.

Una serie di colpi di scena

Da qui in avanti, in pochi versetti, entra in scena la chiave dell’ironia. Ma è tutto serio. La narrazione prende ritmo, ribaltando le logiche nostre e, soprattutto, dei discepoli.
1) Gesù entra. Senza aprire la porta. E no, non è passato dalla finestra.
2) Gesù esclama: «Pace a voi!». Invece di prendersela perché nessuno – ehm, Giovanni escluso – lo ha seguito fin sulla croce. Già che c’è, dona loro la possibilità di perdonare i peccati. Certo non se lo sono proprio meritati sul campo, ma non importa.
3) Tommaso, non presente, riceve la notizia dai suoi amici: «Abbiamo visto il Signore!». Comprensibilmente, si mostra dubbioso. Forse pensa anche: «Ma questi sono diventati tutti matti!». Il vangelo comunque non lo specifica.
4) Passano otto giorni. In casa c’è anche Tommaso. Gesù entra di nuovo. E di nuovo il vangelo lo specifica: «A porte chiuse». Proprio non gli andava di bussare.
5) Gesù si rivolge a Tommaso: «Non essere incredulo, ma credente!».
6) L’evangelista chiude spiegando che Gesù fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. E non annuncia un prossimo volume in uscita. Non ce li dirà e basta.

Silenzio stampa?

A proposito: perché? Suona perfino un po’ irritante la frase di Giovanni: “Fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro”. Insomma, ti costava tanto? Va bene, quello che hai già scritto basta a convincerci che «Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio», ma perché fermarti lì? Sembra quasi…una porta chiusa alla nostra curiosità. La quale, aperta parentesi, ha poi trovato sfogo nei vangeli apocrifi, non accolti dalla Chiesa perché inattendibili storicamente, e quindi anche dal punto di vista della fede.

Forse – ma non so quanto questa mia risposta sia fondata – nel non scritto c’è più una dimensione intima, personale. Gesù per un verso spinge i discepoli a portare la buona notizia, ma c’è qualcosa del loro incontro con il Signore che è giusto rimanga “loro”, appunto, ad alimentare la relazione personale, a tu per tu.
Questo doppio movimento – esteriore ed interiore – è tanto più naturale quanto, per ritornare alle parole di Giovanni Paolo II, riusciamo a spalancare le porte a Cristo. Sapendo che, comunque, entra lo stesso. Non per farci paura, ma per togliercela.

Il vangelo di domenica 28 aprile

Gv 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Info Lorenzo Galliani

Giornalista e insegnante, ha scritto per Àncora «Hai un momento, Dio? Ligabue tra rock e cielo» (2018).

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19 Dicembre 2018 By Àncora Editrice 1 commento

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