
Mirko frequenta la quarta primaria, ma quest’anno sembra in affanno rispetto alle sue capacità. Un giorno, dopo essere stato assente, mi confida di essere terzo nella classifica italiana dei cecchini di “Call of Duty”, un videogioco di guerra della categoria “sparatutto”. «Peccato che questo non ti servirà per il futuro» ironizzo io. Non sapevo ancora che in Italia ci sono persone che giocano ai videogiochi per mestiere percependo ognuno mensilmente quanto l’intero corpo docente del mio plesso.
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