Debunker, ossia “cacciatore di bufale”, e colonna di «Open», il nuovo giornale di Enrico Mentana che prenderà vita nelle prossime settimane. David Puente ogni giorno fa sua la ricerca delle verità, quelle che sui social – e non solo – sono travolte dal fango delle fake news e delle truffe. Con un accurato lavoro di verifica, e senza dare nulla per scontato, Puente separa il grano dalla zizzania nel campo – sterminato – delle informazioni online. E, poiché il vangelo di domenica 25 novembre è incentrato sul «dare testimonianza alla verità», gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lavoro.
Quando ha deciso di diventare “cacciatore di bufale”? E perché?
Lo sono con continuità da quattro anni, ma anche prima avevo un particolare interesse in questo campo. Il pallino della verifica non mi è mai mancato: ho iniziato perché non mi piaceva essere preso in giro, sensazione che si prova quando si scopre di aver considerato vere delle informazioni false.
Le è mai successo?
Tante volte! Magari per leggerezza, ma dai propri errori si impara. Al punto che, oltre al desiderio di non cascare più nelle fake news, ho iniziato da subito a vivere il mio lavoro come un impegno sociale: evitare il più possibile che si possa cadere in trappole di questo tipo.
Si abbocca a una notizia falsa più per ingenuità o malafede?
Le truffe, le falsità sono sempre esistite. Molti danno la colpa a internet, ma c’erano anche prima. Internet è un mezzo fenomenale perché le amplifica: una bufala può essere scritta in un paesino sperduto e, condivisione dopo condivisione, diventa una notizia di livello mondiale. Perché si casca? Anzitutto per fiducia, direi. Se un medico posta un articolo che associa i vaccini all’autismo, è facile che questo possa generare condivisioni da parte di chi di quel medico si fida. In questo caso, anche se la notizia è falsa, non c’è malafede. È presente invece quando si difendono dei contenuti nonostante sia l’evidenza a smentirli. Penso per esempio a tanti articoli pieni di svarioni sull’immigrazione: in molti li condividono, e alla minima critica dicono che «comunque quanto è scritto è verosimile», difendendo l’indifendibile.
Quali sono le bufale ad argomento religioso più note?
Possiamo vedere due filoni interessanti, contrastanti ma entrambi provenienti da una comune sorgente di estremismo. Da un lato vi sono le persone che si considerano “più cattoliche” degli altri: se il Papa dice qualcosa a favore dell’accoglienza dei migranti, ecco che lo delegittimano, dicendo che non è il vero Papa. Dall’altra parte c’è chi, per difendere la propria religione, attacca tutte le altre.
Ricorda qualche bufala in particolare?
In tante occasioni Papa Francesco è stato associato alla destra estrema, con riferimento al periodo della dittatura in Argentina. Per non parlare dell’ex ministro Kyenge, alla quale vengono continuamente attribuite frasi mai dette contro la religione cristiana (tra l’altro, lei è cattolica!). In alcune circostanze la faccenda diventa particolarmente antipatica, come quando sono circolate in rete sue dichiarazioni – ovviamente mai pronunciate – contro i mercatini di Natale all’indomani degli attentati di Berlino.
Capita di fidarsi di una persona disinformata, contribuendo alla circolazione di bufale. Ma non basterebbe fare qualche semplice verifica, prima di cliccare su “condividi”? Insomma, chi moltiplica bufale non è, in fondo, quantomeno pigro?
La pigrizia c’è, certo. Mi capita di smentire una notizia ed essere attaccato da chi non ha neppure letto quanto ho scritto. In questi giorni è stata montata una polemica su una scuola elementare di Terni, che avrebbe vietato una recita di Natale. Magari il titolo sul giornale è più ad effetto, ma se arrivi in fondo all’articolo scopri che la recita in quella scuola non è mai stata fatta, almeno negli ultimi anni. Però c’è chi ha commentato senza aver letto.
Come immagina il suo lavoro da «cacciatore di bufale», nel futuro?
Credo che le bufale non possano mai essere sconfitte. Ma non mi considero pessimista, come non sono ottimista. Quello che possiamo fare è riordinare il disordine che si è creato. Ci vuole un sano giornalismo, e dall’altra parte una maggiore consapevolezza. Penso alla necessità di una alfabetizzazione digitale nei confronti dei bambini. Serve una formazione, che non penso possano fare professori di 55/60 anni. Credo che sia la strada per avere una società più matura tra vent’anni.
Lorenzo Galliani
Il vangelo di domenica 25 novembre
«Dare testimonianza alla verità» (Gv 18, 33-37)
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
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