Anna, l’addetta alla sacrestia di Santa Marta, ricorda quando Papa Francesco all’inizio del suo pontificato le ha detto: «Quando vedete il Papa non vi dovete nascondere, capito? Io sono un sacerdote come tutti gli altri».
D’altronde «la Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre»; fu una donna la prima testimone della Resurrezione di Gesù, Maddalena, e ha creduto prima degli apostoli al compimento della volontà di Dio per suo Figlio. Senza far fatica, scrivendo così la sua missione: aprire le porte al Signore nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto. Perciò solo una Chiesa che mantiene il suo essere femminile può continuare ad essere madre e feconda.
La virtù della tenerezza
Non a caso Francesco ha voluto elevare nel 2016 la memoria di Maria di Magdala a festa liturgica, perché il lato femminile della Chiesa non vada mai dimenticato. Quando viene meno difatti, ribadisce non di rado papa Francesco, viene a mancare un tratto identitario, la Chiesa si trasforma in «un’associazione di beneficenza o una squadra di calcio», diventa «una Chiesa maschile, una Chiesa di zitelli, incapaci di amore e di fecondità».
Ecco spiegato per quale motivo Bergoglio invita spesso pastori e fedeli – e lo ha fatto anche il 21 maggio 2018 nella celebrazione mattutina a Santa Marta – a non perdere mai il senso materno della Chiesa, perché da questa dimensione femminile «sorge proprio la virtù della tenerezza». Quella tenerezza che il piccolo Jorge ha ricevuto da sua madre e da sua nonna, che ora vuole donare al mondo.
Dal libro «Le mimose di Papa Francesco», a cura di Alessia Guerrieri (ed. Àncora)
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