Il pullman percorre la via Salaria, da Roma verso i santuari francescani della Valle Reatina. È questa una tappa importante del mio percorso didattico: ogni anno, infatti, accompagno i miei alunni frequentanti le classi quarte nei luoghi che ripercorrono le orme di San Francesco. Mentre il pullman divora i chilometri nella dolce terra della Sabina vedo gli anni scorrere e sento che la mia storia, di uomo e di maestro, passa anche da quelle parti; così rivedo molti bambini e tante colleghe e colleghi che mi hanno accompagnato, mi tornano in mente aneddoti legati a quelle gite, risuonano dentro di me voci mai spente.
L’infinito
Sono quasi vent’anni che propongo questa uscita ma, strano a dirsi, non rivivo mai la stessa esperienza. Una bambina mi ha chiesto: “Maestro, perché vieni sempre in questi posti?”. Potrebbe sembrare un’abitudine stantia, ripetitiva, invece si possono raggiungere le stesse destinazioni e scoprirne orizzonti sempre nuovi. Come insegnante mi piace trovare nuovi spunti e nuove dimensioni; riavvolgere il nastro e ripetersi è un’abitudine terribile di molti insegnanti che non condivido.
Mi rendo conto ogni volta di quanto San Francesco sia infinito; ogni anno analizzo e spiego ai bambini un aspetto sempre diverso seppur i luoghi siano gli stessi: Greccio con i suoi presepi, Fonte Colombo, un santuario immerso nel silenzio e nella pace, almeno fino al nostro arrivo, che ci fa immaginare Francesco immerso nella contemplazione per scrivere la sua Regola, per terminare al santuario della Foresta, altro luogo incantevole dove Francesco ha lasciato traccia del suo passaggio.
La statua
Ogni qualvolta arrivo a Greccio mi avvicino ad una statua di San Francesco, posta all’ingresso del santuario, che sembra dare il benvenuto ai pellegrini e ai visitatori. Tocco il piede di questa statua ed è come se tra me e lui nascesse un dialogo spirituale; sa che sono tornato ancora una volta e che vorrei ripetere questa esperienza negli anni a venire. Ogni anno, con una cinquantina di bambini per parlare di lui, toccare con mano quei luoghi incantevoli e sentirsi avvolti da una straordinaria atmosfera.
Sorella pioggia
San Francesco sa che per rendere speciale questa uscita deve far splendere “fratello sole”; in genere accade così, quest’anno invece per la prima volta siamo partiti da Roma sotto una fitta pioggia. Le previsioni dei giorni precedenti non erano delle migliori ed ero inevitabilmente preoccupato di non riuscire a fare tutto serenamente. Nonostante ciò non ho voluto rinviare l’uscita, avevo fiducia che in qualche modo San Francesco non ci avrebbe abbandonati; infatti il clima ci ha dato una tregua proprio nei momenti giusti. C’è un patto di reciproca collaborazione tra me e lui!
Torno sempre arricchito da questa uscita e questa sensazione me l’hanno manifestata anche molte colleghe negli anni passati. C’è un misto di stupore e di meraviglia che in più di un’occasione mi è stata espressa. Si torna a scuola certi di essere stati toccati da un battito d’ali di pace e serenità perché San Francesco sa raggiungere il cuore di tutti, dai bambini agli adulti.
Artista di Dio
Nei luoghi di Francesco si respira pace, nella natura lui vedeva l’impronta di Dio, nelle creature le meraviglie delle Sue opere. Lodava sorella aria e sorella acqua, chiedeva a frate fuoco di placare il suo ardore prima di essere operato agli occhi a Fonte Colombo; la terra per lui era la madre che governa la vita di ognuno di noi.
E lui, Francesco, è padre nella fede per molti di noi, un uomo di pace, un artista di Dio.
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