In principio era il Verbo.
E il Verbo si è fatto carne.
Parola da mangiare.
Parola che nutre.
«Prendete e mangiatene tutti».
Tutti, nessuno escluso. Anche i più lontani, anche i peccatori, anche i rinnegati.
Perfino Giuda partecipa alla mensa pasquale. E verso di lui, anzi, Gesù ha il gesto più amichevole e più ospitale, con quel boccone che a lui solo viene posto fino alle labbra. Per questo la sua infedeltà è così odiosa, il suo tradimento così disperato.
Che siano sulle pareti di chiese o cappelle, o all’interno di refettori monastici, le rappresentazioni dell’Ultima Cena sono tutte destinate a delle comunità: comunità di fedeli, comunità di religiosi, comunità di credenti. Ognuno nella sua irripetibile singolarità, eppure tutti uniti nel corpo e nel sangue di Cristo.
Immagini per fare memoria. Una memoria che si attiva e si rinnova misteriosamente ogni volta che si partecipa al banchetto eucaristico, secondo l’espressa volontà del Signore: «Fate questo in memoria di me». Là dove “fare memoria” è ben più che il semplice ricordare, è ben oltre che l’emozione del rivivere. È vivere davvero. E pienamente.
Che siano una cosa sola: la Comunione degli apostoli in Beato Angelico
È lui che va incontro.
Gesù passa e porge alle bocche incredule un frammento di infinito, che nutre la speranza, che ciba l’anima d’eternità.
Una minuscola ostia tonda come il mondo, che lo contiene tutto.
E il cielo insieme.
Corpus Domini, pane di vita.
Tra gli apostoli in estasi, assiste inginocchiata anche Maria.
I Vangeli non la citano fra i presenti all’Ultima cena.
Ma come poteva mancare a questo santo banchetto colei che ha nutrito al suo seno il Figlio di Dio? Come poteva non esserci colei che quel corpo e quel sangue, ora e per sempre donati, li ha generati?
Maria c’è, e prega per noi. Con noi.
L’Eden ritrovato: i Cenacoli rinascimentali a Firenze
Dall’altra parte.
Isolato, escluso, separato. Ma da se stesso, per suo calcolo.
Giuda la sua scelta l’ha fatta, la sua decisione l’ha presa.
Si tira fuori, lui.
E come un imputato arrogante, siede sul banco degli accusati con aria di sfida.
Un muro, alle spalle degli apostoli, stacca il cenacolo dal resto della città.
Il tavolo, come una barriera, divide il traditore dal suo Maestro.
Eppure quella mensa appare anche come un estremo confessionale, come un intimo parlatorio. Così come quella parete, in realtà, si apre sul mondo intero.
Un cenacolo che profuma d’agrumi e di misericordia.
Un mondo in cui si librano le ali della speranza.
Lascia un commento