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COSA SIGNIFICA ENTRARE NELLE CASE DEGLI STUDENTI

È evidente che in queste ultime settimane stiamo assistendo a qualcosa di assolutamente nuovo nel panorama scolastico italiano. Tutte le novità possono essere interessanti ed è bene analizzarle da molteplici punti di vista.

Riflettevo come la funzione docente sia cambiata molto in queste ultime settimane. Se ripenso ai tempi in cui ero studente e al rapporto che avevo con i miei insegnanti, mi sembra siano passati dei secoli. Molte erano le distanze tra ragazzi e insegnanti, e andavano ben oltre il metro di sicurezza.
Agli occhi di noi studenti, i professori apparivano come dei totem intoccabili, inavvicinabili quasi da temere, sia per l’autorevolezza che per il potere esercitato nei nostri confronti. Sentivo spesso, a quel tempo, una frase sinistra che affermava: “I professori hanno sempre il coltello dalla parte del manico”, come se fossero pronti ad infierire colpi a tradimento ai loro malcapitati studenti. Non posso negare che c’era un fondo di verità in questa triste frase; il vuoto tra docenti e studenti non trovava una sponda, non percepivo un reale interesse alla vita dei ragazzi.

Difficilmente c’era tra insegnanti e studenti un contatto al di fuori dell’ambiente scolastico; mai ci saremmo immaginati di avere il numero telefonico di uno dei nostri professori. Li vedevamo arrivare a scuola e poi scomparire una volta terminate le lezioni. Soltanto in un’occasione ricordo che un professore delle superiori fece un gesto tanto insolito da apparire sospetto a noi ragazzi: scrisse il suo numero di telefono sul mio libro dicendomi: “Se hai bisogno, chiamami”.

In questi giorni di didattica a distanza sto osservando, da genitore, quanto sia cambiata negli anni la professione del docente. I ragazzi hanno quasi tutti i contatti telefonici dei loro insegnanti, ancor prima dell’emergenza che stiamo vivendo in questo periodo: possono contattarli attraverso i vari canali social (prevalentemente whatsapp) anche al di fuori dell’ambiente e dell’orario scolastico.

Con le video lezioni gli stessi insegnanti “entrano” nelle case, anche se solo da un computer, esponendosi visivamente e professionalmente ai ragazzi e alle loro famiglie. In queste ultime settimane ho ascoltato interessanti lezioni di italiano sulla Divina Commedia, e altrettante di scienze, geologia, storia, inglese. Ho notato – con una certa sorpresa – che le distanze che io percepivo da studente oggi si sono molto ridimensionate.

Sicuramente la diffusione e l’ampliamento dei mezzi di comunicazione ha cambiato anche nella scuola i rapporti sociali. In questo senso però si apre un discorso molto delicato riguardante l’uso dei social tra docenti e ragazzi. Sarebbe bene che gli insegnanti, i ragazzi e le famiglie ricordassero che la tecnologia debba essere usata costruttivamente e con regole precise; gli studenti non sono gli amici a cui offrire una confidenza totale e questo ovviamente deve valere anche per i ragazzi. La comunicazione deve essere regolamentata per essere sana e rispettosa dei ruoli.

Le piattaforme digitali esistenti – alcune realizzate appositamente in questo periodo per la didattica a distanza – offrono diverse possibilità per stabilire un contatto, almeno visivo, con gli alunni. È anch’essa una novità e necessariamente ha bisogno di tempo per essere assimilata. Si aprono nuove frontiere per la scuola italiana e, probabilmente, anche per le scuole di tutto il mondo.

Nei giorni scorsi ho voluto sperimentare un video saluto anche con i miei alunni; nonostante la loro giovane età si sono espressi con molta naturalezza. In tutti c’era sorpresa e meraviglia, stupore e tanta nostalgia. “Maestro, quando ho iniziato a stare a casa ho capito quanto è bello venire a scuola, mi mancano tutti, i compagni, i maestri… tutti!” mi ha detto Giulia, una mia alunna di quarta. È l’esperienza che stiamo vivendo in questo momento, inattesa, devastante e violenta. Un insegnante non ha solo il compito di spiegare e interrogare ma di unire e far sentire viva la sua presenza, soprattutto in casi come questi quando si è costretti a stare in casa, lontani dai banchi e dalle lavagne. Sarà un gesto di conforto e di incoraggiamento carico di un forte valore umano.

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About Andrea Gironda

Andrea Gironda, nato a Roma nel 1974, è insegnante di religione nella diocesi di Roma. È autore del libro “Anche i pidocchi vanno in Paradiso” e con Àncora ha appena pubblicato "Chiedetelo ai vostri bambini".
Cura il sito www.andreagironda.it

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