Arte contemporanea e sacro sono davvero due mondi paralleli oppure è possibili farli dialogare? In realtà, pur sullo sfondo di una contemporaneità che pare renderlo sempre più difficile, un incontro è possibile.
Mai come oggi il mondo dell’arte appare distante dalla teologia e dalla spiritualità cristiana, dopo secoli in cui la Chiesa è stata indiscussa protagonista dell’elaborazione e anche della committenza di opere artistiche. Come si è arrivati a questa situazione? Siamo a un punto di non ritorno?
È l’interrogativo che si è posta Michela Beatrice Ferri (docente di Estetica e di Estetica dell’arte sacra presso lo Holy Apostles College and Seminary di Cromwell, USA), in Sacro contemporaneo. Dialoghi sull’arte (Àncora, 2016). «Il ricorso all’arte contemporanea per la rappresentazione sacra è un “problema” sentito, al centro di vari dibattiti, ma per certi versi rimane ancora un “problema” senza soluzione».
Capire il cambiamento
Michela Beatrice Ferri ha interpellato sul tema diciannove esponenti del mondo artistico, e ha posto loro una domanda trasversale: come può l’arte contemporanea, figlia di una tradizione più che millenaria, tornare a porsi in rapporto con il “sacro” cristiano, e come può esprimerlo?
Si può parlare, oggi, di “sacro contemporaneo”. Che cosa è “sacro”? Che cosa è “contemporaneo”? Che cosa è “arte”?
Secondo Andrea Dall’Asta, direttore della Galleria San Fedele di Milano, se negli ultimi decenni il panorama è stato caratterizzato da una mediocrità dilagante, ma oggi «alcuni tentativi di ricucire la frattura tra arte e fede si pongono come cantieri di sperimentazione, lasciando sperare in un cambiamento di rotta».
Altri, come Elena Pontiggia (storica dell’arte e docente dell’Accademia di Brera) o Giuliano Zanchi (Direttore del Museo Bernareggi e del Museo e Tesoro della Cattedrale di Bergamo), individuano parte del problema nella scarsa capacità, da parte della Chiesa, a conoscere a fondo il mondo degli artisti contemporanei, con il risultato di affidarsi a nomi poco preparati o poco significativi.
La parola agli artisti
Nelle interviste, Michela Beatrice Ferri lascia ampio spazio anche ad alcuni artisti, molto diversi tra loro da diversi punti di vista: innanzitutto quello generazionale, passando dai giovanissimi come Andrea Mastrovito e Gian Maria Tosatti, a Valentino Vago (scomparso a 87 anni nel 2018).
Artisti distanti anche per stile: dalla dimensione più figurativa di Rodolfo Papa, a quella più astratta della Transavanguardia di Mimmo Paladino, autore delle porte della chiesa di padre Pio a San Giovanni Rotondo; Stefano Arienti, altro artista impegnato nella chiesa dell’ospedale di Bergamo; Michele Dolz, sacerdote-artista.
Le risposte riescono a sciogliere alcuni dubbi: il dialogo sul “sacro” nell’arte di oggi, in quell’arte che si consideri capace di parlare di “sacro” al cristiano e al non cristiano, al credente e al non credente, è difficile ma possibile.
La necessità dell’uomo di fare arte, e della religione di esprimersi attraverso di essa, è un segnale del richiamo dell’uomo verso l’infinito.
L’arte per Dio suppone Dio nell’anima
Jacques Maritain
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