Sono passati 21 anni da quell’11 gennaio 1999, quando se ne andò Fabrizio De André. Ma è rimasto nel cuore e nella vita di tanta gente, ed è giusto che si continui a ricordarlo, a studiarlo, a risentirlo.
Anima anarchica di artista fuori dal coro, «innamorato di tutto», Fabrizio De André (1940-1999) ha rivoluzionato la canzone d’autore con intuizioni folgoranti, testi indimenticabili e voce sciamanica. Da Marinella a Maria, da Nina alle Passanti: Faber non “passa “ mai. E continua a cantare le nostre passioni.
LA SMISURATA PREGHIERA DI FABRIZIO
Dalla postfazione di Brunetto Salvarani a IL VANGELO SECONDO DE ANDRÉ (Paolo Ghezzi – Àncora, 2006)
«Ricorda Signore questi servi disobbedienti / alle leggi del branco / non dimenticare il loro volto / che dopo tanto sbandare / è appena giusto che la fortuna li aiuti / come una svista / come un’anomalia / come una distrazione / come un dovere»: si chiudeva così, con questi versi felicemente rapiti allo scrittore colombiano Alvaro Mutis, il vasto canzoniere di Fabrizio De André, morto non ancora vecchio a gennaio del 1999.
Il brano s’intitola Smisurata preghiera, ed era quello conclusivo dell’ultimo suo album, da molti considerato con Creuza de Mä tra i vertici della sua produzione di letteratura in musica, Anime salve. Ed è curioso ripensare al fatto che il suo disco ufficiale d’esordio, oltre trent’anni prima, dall’anonimo titolo Volume primo, si apriva emblematicamente con Preghiera in gennaio, dedicata all’amico Luigi Tenco. Quasi come se l’intero suo repertorio andasse letto come una suggestiva inclusione tra due orazioni commosse, entrambe incentrate sul Dio dei perdenti, degli sconfitti, dei «senza orario e senza bandiera».
Ma sarebbe sufficiente, questa annotazione, per consegnare l’amatissimo cantautore genovese (poi emigrato in Sardegna) ad una fede specifica, ad una chiesa? Persino la domanda rischia di suonare stonata, e in fondo pressoché insignificante. Non sarebbe un esercizio inutile, peraltro, la verifica di quanto il Grande codice biblico e religioso lo abbia segnato, penetrato, attraversato a fondo: tanto più che, piaccia o no, il ricorso collettivo alle canzoni di Fabrizio è stato esercizio frequente nei gruppi giovanili nei dintorni del postconcilio, e ancor oggi risulta una delle ben rare memorie consolidate cedute da quelle generazioni a quanti hanno vent’anni nel Duemila.
Scarica qui l’introduzione di Brunetto Salvarani al libro Il vangelo secondo De André
Scarica qui l’introduzione di don Andrea Gallo al libro Il vangelo secondo De André
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di PAOLO GHEZZI
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