di Guglielmo Cazzulani
Sì, va bene. Sì che ve lo compriamo il panettone per Natale, ma adesso, almeno per un momento, non rompeteci l’anima con tutti questi inviti a correre, comprare, spendere, investire, regalare.
Capisco la crisi dei consumi, e il bisogno di risollevare il PIL nazionale. Ma almeno per un attimo lasciateci in pace.
Sarà che ce lo volevano rubare. Sarà che è finito in pasto al consumismo, e che i giorni che precedono il Natale di tutto sono pieni, tranne che delle cose più importanti. Corriamo, ci affanniamo, presi come siamo da un’angoscia che ci stringe la gola. Arriveremo in capo a tutto?
Poi però non c’è persona al mondo, pur assediata da mille incombenze, che non cerchi un minuto di silenzio per viverlo bene, il Natale. Sotto la scorza di tanta banalità che continuamente lo opprime, c’è sempre un cuore bambino che chiede di pulsare. Affiora il ricordo di cento altri natali, spesso sperduti in un tempo lontano, dove invece c’era spazio per tutto: le fiabe dei nonni, la novena in parrocchia, la vigilia trascorsa a consegnare i pacchi agli anziani. Il Natale non ha mai tradito la sua magia. Forse per colpa di quel bisogno di spiritualità che ci portiamo scolpito dentro, quel desiderio di sentirci amati, e di trovare una ragione che giustifichi gli infiniti caotici cammini che siamo costretti a scarabocchiare sulla tavola di questa vita.
Vorremmo fare come Giuseppe Ungaretti, in quella tregua nei giorni di Natale durante la Grande Guerra, quando si trovò in licenza a Napoli: “Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade. Ho tanta stanchezza sulle spalle. Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata. Qui non si sente altro che il caldo buono. Sto con le quattro capriole di fumo del focolare”.
Lasciatecelo trascorrere così il Natale, con lo stomaco contento il poco che basta. Però con l’anima che respira. Ha voglia di altro, la nostra anima; di riprendersi dalle cocenti delusioni della vita. Ha voglia di cielo, di preghiera, di silenzio. Ha voglia di tornare ad affrontare questa esistenza come se fosse una bambina che scopre per la prima volta il mondo. Ogni incontro è un inedito, uno stupore, una magia. Ha voglia di non sentire più il male, di tornare a giocare. Di perdonare come quando si frequentavano le scuole elementari, dove dopo ogni litigio bastavano cinque minuti per dire: “Facciamo la pace?”. E si tornava a giocare.
Giuro che ve lo compriamo, il panettone. Però l’altro Natale, il nostro piccolo, soffice, fragile Natale, ce lo rispettate? E ce lo lasciate riposare?
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cb01.boo dice
I film sono il punto di partenza. Chi non legge i buoni libri non ha alcun vantaggio rispetto a chi non li legge.