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EDUCARE È ANCHE DIRE DEI “NO” (MA SENZA ESAGERARE)

“Maestro, tu sei un nostro insegnante ma sei anche un papà. Ecco, è da tempo che volevo farti questa domanda. Vedi, a volte voi genitori e insegnanti dite dei no alle nostre richieste. Però a volte sarebbe più facile dire dei sì, eppure… dite dei no! Come ci si sente in questo senso? Non vi sentite un po’ “crudeli” quando dovete negarci ciò che noi bambini chiediamo?”.


Ho apprezzato la spontaneità di Daniele, dieci anni, che nel porre questa domanda esprimeva tanto la sua sincerità quanto una certa curiosità educativa. Si è posto dalla parte dell’educatore, per lui interessante prospettiva, dimostrando anche una grande maturità.

Tante volte si è dibattuto su quanto i no possano aiutare a crescere. Una delle prime paroline che i bimbi imparano a pronunciare è proprio “no”, un po’ perché è una sillaba semplice, un po’ perché nell’indole umana c’è una certa propensione alla negazione.

I bambini pongono molteplici richieste ai genitori: un gelato, un giocattolo, un’ora di tv, un nuovo videogioco, un cellulare, un cane, un gatto, una bambola, un criceto, una caramella… sono inarrestabili nelle loro richieste. Non sempre però possono essere soddisfatte, a volte per motivi economici – un videogioco, ad esempio può costare molti soldi – altre volte per precise scelte educative come nel caso dell’acquisto di un cellulare che cambierà, inevitabilmente, la vita del ragazzo. Nasce a quel punto un vero e proprio braccio di ferro tra figli e genitori: la vincerà chi avrà più resistenza nel tenere salda la propria posizione.

Ricordo un episodio della mia carriera scolastica molto significativo accaduto in una classe prima elementare. All’inizio dell’anno scolastico – eravamo alla seconda lezione – una bambina mi chiede di restituirle un orsacchiotto a cui teneva molto, precedentemente sequestratole dalla maestra perché la distraeva tantissimo; le ho risposto che glielo avrei restituito a patto che terminasse il compito assegnato. Così non avvenne e, al momento dell’uscita, la bimba iniziò a piangere a dirotto. Dentro di me c’era una voce buona che mi suggeriva di restituirle l’orsacchiotto, razionalmente sapevo bene che la mia sfida educativa e la mia credibilità agli occhi della bambina passavano proprio da lì. All’uscita di scuola si avvicina la mamma per chiedermi i motivi delle lacrime della bimba. Era la prima volta che incontravo la signora. Dopo averle spiegato l’accaduto, la mamma mi guardò e stette in silenzio per pochi secondi. In quel frangente mi preparai ad affrontare qualsiasi tipo di reazione, anche di forte contestazione. E invece mi guardò, allungò la mano e con mia meraviglia mi disse sorridendo: “Maestro, complimenti!”.

I complimenti erano dovuti al fatto che la mamma non aveva la forza di dire dei no alla figlia. L’educatore che si trova a dover dire dei no deve tener conto che queste scelte porteranno a momenti di conflitto innanzitutto con se stessi. Accontentare è la soluzione al miglior prezzo possibile, non costa nessuna fatica ma non sempre è la strada educativamente percorribile; quante volte sentiamo dire “a quel bambino gliele danno tutte vinte”.

Spiegare le scelte di un diniego porterà – magari in un secondo tempo, smaltita la delusione – ad un consolidamento del rapporto di fiducia tra l’educatore e il bambino e la crescita di quest’ultimo. Per alcune tipologie di alunni con problemi di comportamento o particolari patologie è vivamente consigliato evitare il “no” in quanto sortirebbe un effetto frustrante e scatenare reazioni ancora più oppositive.

I divieti non piacciono a nessuno, in qualche modo li viviamo come una privazione della nostra libertà; spesso nel campo educativo è ricorrente cadere nell’errore di dare ai bambini dei divieti piuttosto che delle regole al positivo. Quante volte mi è capito di vedere affisso sulla parete dell’aula le “regole della classe”; spesso sono una lunga fila di dinieghi che non possono certo favorire un ambiente di vita sereno e disteso.

Il mio alunno Daniele è stato molto simpatico nell’esporre questa domanda, con la spontaneità della sua età ha voluto sbirciare sul come si vive questo momento dall’altra parte, quella dell’educatore. Forse un giorno ripenserà a questa domanda e alla mia risposta: avverrà quando dovrà dire il primo “no” della sua vita da genitore.

Leggi gli altri articoli in “Scuola”

Info Andrea Gironda

Andrea Gironda, nato a Roma nel 1974, è insegnante di religione nella diocesi di Roma. È autore del libro “Anche i pidocchi vanno in Paradiso” e con Àncora ha appena pubblicato "Chiedetelo ai vostri bambini".
Cura il sito www.andreagironda.it

Commenti

  1. cbo01.net dice

    25 Febbraio 2023 alle 16:46

    Ma ci sono così tante caratteristiche del film?

    Rispondi

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19 Dicembre 2018 By Àncora Editrice 1 commento

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