“Farsi piccoli” è stato l’argomento di una recente video lezione. Ne è scaturita un’attenta riflessione con i miei alunni della classe quarta poiché il tema ha catturato particolarmente il loro interesse.
Gesù ha insegnato con l’esempio a volgere lo sguardo verso i più piccoli, come ai bambini presi a modello di umiltà e grandezza o a Zaccheo, uomo di bassa statura e dalla condotta immorale. Gesù stesso si è fatto piccolo, servendo gli apostoli nell’ultima cena.
Con incantevole spontaneità una bambina mi ha chiesto: se noi siamo già piccoli, come possiamo farci ancora più piccoli?
Che i bambini siano piccoli è tutto da discutere: anagraficamente hanno pochi anni e questo giustamente ce li fa considerare piccoli, ma sotto molti aspetti direi che sono capaci di superare in grandezza gli adulti.
La Chiesa ha mostrato sempre molta prudenza nel santificare i bambini. Per essere canonizzati bisogna aver vissuto le virtù in modo eroico; su questo aspetto la Chiesa si è interrogata a lungo se i bambini siano in grado di vivere le virtù nella loro completezza. Nel 1981 la Congregazione delle Cause dei Santi pose come limite minimo per la canonizzazione l’età di sette anni.
La Chiesa ha canonizzato diversi ragazzi in età adolescenziale; tra i bambini ricordiamo san Domenico Savio, San Tarcisio, e i santi Francisco e Jacinta, pastorelli di Fatima. Nessuno di loro è vissuto in un tempo relativamente recente. Negli ultimi decenni non abbiamo canonizzazioni di bambini perché la mortalità infantile è molto ridotta rispetto al passato.
Eppure sono convinto che i bambini sanno vivere nella semplicità avvicinandosi alla santità. La loro fede è autentica e spontanea: si fidano perché credono in ciò che i genitori insegnano loro, sanno porsi domande su Dio, lo cercano e lo amano con cuore sincero. Per giunta sanno amare come pochi, in linea con il Vangelo che insegna l’amore verso Dio e verso il prossimo.
A riguardo ripenso ad un gruppo di mie alunne che si mostrano particolarmente amorevoli nei confronti di una loro compagna con una grave disabilità; durante le giornate scolastiche la sostengono in tutte le sue necessità, capiscono quando ha fame, l’accompagnano in bagno affrontando anche situazioni imbarazzanti, se ne prendono cura con un’amorevolezza totale quanto esemplare non lasciandola mai sola. Si fanno piccole mostrando una grandezza infinita. Non sono lontane dalla lavanda dei piedi dell’ultima cena.
Tra le mie alunne c’è inoltre una bambina che mostra una grande disponibilità nei confronti dei suoi compagni; l’ammiro perché è sempre pronta ad aiutare gli altri, non vuole mai eccellere né vantarsi della sua bravura, piuttosto la valorizza positivamente. La osservo e l’ammiro per tanta disponibilità.
La risposta alla domanda iniziale della mia alunna è arrivata da alcuni pensieri che i bambini hanno scritto in un compito:
• farsi piccoli significa essere umili, esprimere i propri sentimenti, fare le cose per gli altri, aiutare e darsi da fare. Quindi farsi piccoli per fare cose grandi;
• Farsi piccoli può voler dire anche essere persone che fanno nel loro piccolo del bene contribuendo al bene nel mondo. Essere “piccoli da piccoli” vuol dire diventare “grandi da grandi”;
• Farsi piccoli secondo me significa compiere gesti piccoli nei confronti di qualcun altro come ad esempio aiutare le persone in difficoltà;
• Secondo me farsi piccoli significa liberare la testa e divertirsi diventando un bambino.
In questo periodo di restrizioni c’è bisogno di riscoprire e apprezzare i gesti d’amore che si nascondono nelle piccole cose. Mi ha colpito il racconto di una bambina che ha vissuto un’esperienza di questa ricchezza: la sera precedente alla nostra lezione, la mamma era triste per una questione di lavoro e lei lo stesso perché avrebbe dovuto togliersi un dente il giorno dopo. Insieme hanno trascorso un po’ di tempo sul divano a consolarsi reciprocamente. Ho immaginato la tenerezza di questo gesto, dove madre e figlia si sono fatte piccole per sperimentare amore e consolazione. Essere “piccoli da piccoli” vuol dire diventare “grandi da grandi”.
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