«Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi sussisterà?». Il Salmo 129, con tutte quelle “esse”, è di difficile pronuncia per un bolognese come me. Mi è capitato di vedere anziani lettori contorcersi attorno a questo groviglio sonoro, regalando un effetto comico ma al tempo stesso costringendoci a restare fermi su quelle parole, quelle di un uomo che sa di essere peccatore e invoca la misericordia più della giustizia. Altrimenti, appunto, «chi sussisterà?». Altre traduzioni, come «chi ti resisterà?» rendono la lettura più agile ma perdono questo condimento di suoni.
Nel Vangelo di domenica 23 dicembre le “esse” non mancano. «Il bambino ha sussultato di gioia», dice Elisabetta a Maria, e già immagino la pronuncia di qualche prete bolognese doc. Sussulta, Giovanni, sussultiamo noi di gioia per l’evento che salva l’umanità sgangherata della quale facciamo parte. Poi un’altra “esse”, quella di saluto. In pochi versetti c’è un mare di saluti: Elisabetta ode quello di Maria, e Giovanni Battista, col suo sussultare, saluta la venuta del Cristo. Salutare è salutare, cioè ci fa stare bene, perché la notizia è di quelle grandi. Il Figlio di Dio arriva tra noi e si fa servo, “schiavo” (che è poi il significato di “ciao”, a proposito di saluti) a darci il perdono senza chiedere nulla in cambio. Possiamo rassicurare l’autore del Salmo 129: Dio non considera le colpe, e ci tende la mano. Ossia sì, sussistiamo, sussistiamo: possiamo sussultare e salutare il Salvatore! (avvertenza: non fate leggere l’ultima frase a un parroco bolognese, o qualche “esse” potrebbe partire in orbita)
Lorenzo Galliani
Il vangelo di domenica 23 dicembre
Incontro di Maria con Elisabetta (Lc 1, 39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
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