Uno dei meriti dell’ultima edizione di Sanremo è senza dubbio quello di aver presentato al grande pubblico la band di Lorenzo Federici, Eugenio Cesaro, Emanuele Via e Paolo Di Gioia, ovvero gli Eugenio in Via Di Gioia.
Nati come buskers, i quattro torinesi avevano fatto parlare di loro improvvisando un concerto su un treno in occasione di un guasto che aveva bloccato il veicolo per ore.
Per il brano “Tsunami” che hanno presentato alla scorsa edizione del festival si sono avvalsi della collaborazione di Dario Faini (già autore per Mahmood, Jovanotti, Sfera Ebbasta, Elodie, Fedez, Marco Mengoni, Fiorella Mannoia, Francesca Michielin, Lorenzo Fragola, Alessandra Amoroso, Thegiornalisti, Elisa, Fabri Fibra, Rkomi, Annalisa, Emma).
Al loro attivo hanno 3 stupendi cd: “Lorenzo Federici”, “Tutti su per terra”, “Natura viva” e la raccolta post sanremese “Tsunami (forse vi ricorderete di noi per canzoni come)”.
Natura viva, vangelo vivo
Su una canzone tratta da “Natura viva” vorrei giocarmi un parallelismo rispetto alle letture per la Messa di domenica prossima, il 23 febbraio: Levitico 19,1-2.17-18 e Matteo 5,38-48.
Se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?
Mt 5, 47
Nel Levitico, il Signore, attraverso Mosè esorta la comunità degli Israeliti ad impegnarsi in ciò che è buono e santo, a non covare odio, ad essere schietti e sinceri, a non vendicarsi e a non serbare rancore, ma ad amare il tuo prossimo.
Matteo racconta di come Gesù vada oltre la giustizia degli uomini “Occhio per occhio, dente per dente”, di come sia assolutamente necessario perdonare e abbondare nel bene verso l’altro, chiunque esso sia: amico o nemico.
Della stretta interdipendenza tra amico, nemico e noi stessi ci parla il brano “Il tuo amico il tuo nemico tu”, dal terzo album degli Eugenio in Via Di Gioia. Si parla di un deserto abitato da 3 personaggi: l’amico, il nemico e il protagonista.
Non vorrei spoilerare il finale a sorpresa, ma di fatto il modo in cui il protagonista si comporta con il suo avversario finisce con l’avere delle ripercussioni sulla sua vita.
Mi fa pensare al fatto che siamo parte di uno stesso corpo (il corpo di Cristo) e quello che facciamo agli altri lo facciamo noi stessi. Non ci conviene forse allora essere indulgenti, fare del nostro meglio per aiutarci vicendevolmente a riflettere, a prendere coscienza di sé e di ciò che si fa, anziché reagire malamente o condannare?
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