Betsabea dunque è bella e sensuale e la sua bellezza non passa inosservata a Davide, il re d’Israele che, mentre i suoi soldati sono impegnati contro gli Ammoniti, dalla terrazza del suo palazzo a Gerusalemme vede la giovane donna che fa il bagno. Davide compare qui come una piccola figura, in secondo piano, e si intravede solamente. Ritratto a braccia alzate, impegnato forse a farsi vedere o udire, riesce solo a attirare l’attenzione delle ancelle che si voltano entrambe verso sinistra. Incantato e folgorato dalla bellezza della giovane donna, pur sapendo che è la moglie di Uria, Davide la fa chiamare da un suo servo nel palazzo e si unisce a lei.
Una catena di peccati
Ma ritornando a quanto riportato nel Secondo libro di Samuele, il peccato di Davide è… che ha più peccati: l’adulterio, il tradimento e l’omicidio, legati alla lussuria. Non solo si unisce alla moglie di Uria, ma tesse una trappola mortale al suo fedele soldato, per poi poter sposare Betsabea perché vedova. Dalla loro unione nascerà un bambino che presto morirà, a causa della punizione divina su Davide, ma nascerà anche Salomone, il terzo re d’Israele, conosciuto per la sua proverbiale saggezza.
L’intrigante racconto biblico è sicuramente in linea con la storia personale di Artemisia Gentileschi, vittima essa stessa della lussuria, avendo subito uno stupro quando aveva diciotto anni. Una breve digressione sulla vita personale dell’artista che aiuta però a comprendere anche il repertorio iconografico di Artemisia, che tende a ritrarre spesso eroine che si vendicano di violenze subite (ad esempio, Giuditta che decapita Oloferne). Va notato che, nel caso della lussuria, Artemisia ha ritratto un soggetto con un linguaggio eccezionalmente edulcorato per lei, solita ad un segno più cruento (ma la storia di Davide e Betsabea è a lieto fine).
Vittime che diventano carnefici: altra duplicità del vizio capitale della lussuria. Ricorda il concetto del peccato capitale che, come una catena, intrappola l’uomo e lo fa cadere nel solito errore. Catena che collega anche un peccato a un altro. Proprio come in un labirinto, il peccato della lussuria fa smarrire l’uomo nel piacere carnale, vuoto, fine a se stesso. Tanto è facile entrare quanto è difficile uscire. Il lussurioso, come l’avaro, vive costantemente nell’ansia proprio perché non si soddisfa mai di ciò che «accumula», di ciò che conquista. E continua a ricercare, smarrito e intrappolato in questo vizio.
Testo tratto dal libro “I colori del peccato” di Silvia Rondini (Àncora, 2019)
L’autrice
SILVIA RONDINI, laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Pisa, nel 2009 ha fondato l’associazione culturale “A regola d’Arte”, agenzia educativa della Provincia di Pistoia, per la quale svolge l’attività di docente di storia dell’arte nel sistema dell’Educazione degli Adulti di diversi Comuni toscani e organizza visite guidate a mostre su tutto il territorio nazionale. Insegna Lettere nella scuola secondaria di primo grado.
Visita il sito: Associazione Culturale A Regola d’Arte
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