A certe pagine di Vangelo succede così: di finire stritolate nella macchina della propaganda.
«Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe»: viene subito in mente il solito poster vocazionale. Volti pensosi e sguardo proiettato verso il futuro. C’è anche qualche versetto di Vangelo che campeggia come slogan.
Che tradotto, in soldoni significa: siccome i preti sono pochi, e stanno invecchiando, bisogna sensibilizzare qualche giovane affinché rinserri le file. Sennò come si manda avanti la Chiesa del futuro?
Pare di vederlo il faccione dello zio Sam che punta l’indice e intima: «I want you». E invece, a leggere bene il Vangelo, pare che Gesù non abbia per nulla fretta di spedire la sua gente sulla linea del fronte. O a mietere il grano. Tant’è vero che il primo insegnamento che impartisce è un altro, statico come pochi: pregate.
Pregate: un comando inquietante. Apparentemente inoffensivo, tanto che qualcuno pensa di cavarsela con qualche formuletta biascicata. E invece è il cuore di tutto. Se ci si volesse sbarazzare dalla Chiesa, probabilmente si dovrebbe partire da lì. Se qualcuno riesce nel progetto di impedire a un cristiano di pregare, allora è davvero la fine.
Pregate il padrone perché mandi contadini nei campi! E chi volete che mandi Dio a coltivare i suoi campi, se non chi in quell’istante lo sta pregando? Perché davanti ai problemi del mondo Dio non vuole che intervengano sempre «gli altri». Nella preghiera non funziona lo scaricabarile per cui la colpa è sempre del governo, della televisione, della scuola, del sindaco o dell’opposizione. Non abbiamo altro arnese per rispondere ai problemi del mondo se non il nostro piccolissimo «io».
Chi volete che cambi in meglio il mondo, se non Dio? E come volete che lo trasformi, se non in questa maniera discreta, gentile, mandando a spasso per le strade persone cui lui ha provveduto a rasserenare il cuore?
Poi torneremo a sera da lui. Gli racconteremo com’è scivolata via la nostra giornata. Avremo il ricordo di tante cose belle: perché non c’è amore che, a costo di tanta pazienza, non venga ripagato con la stessa moneta. E in quell’istante Tu risponderai sereno, spiegando che non è questo il miracolo. E che nemmeno le guarigioni, le risurrezioni, le speranze che si sono improvvisamente riaccese sono in se stesse un portento. Perché il prodigio è avvenuto di prima mattina, quando ci hai accolti nella tua casa, confidandoci solo che noi eravamo preziosi per te. Eccolo il miracolo. «Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
(Con il Vangelo in tasca, Anno C – Guglielmo Cazzulani)
Il vangelo di domenica 7 luglio
Lc 10,1-12.17-20
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
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