Sfortunati voi, che non avete conosciuto il nonno Dino. Due baffoni, un simpatico brontolare che non metteva mai paura e, da figlio di salumiere, un gran talento in cucina. Mi è rimasto in testa il suo racconto delle sue riproduzioni delle torri di Bologna con un materiale speciale: l’impasto dei tortellini. Le esponeva in vetrina, per attirare i clienti.
Il suo ragù era eccezionale, al punto che, per noi della famiglia, non era il ragù, ma «il ragù del nonno». Quel “del nonno” non era solo un complemento di specificazione – come ci insegnavano a scuola – ma un elemento essenziale. Il ragù comune era un’altra cosa, peraltro peggiore.
Quando ci ritrovavamo, con la famiglia al completo, lo vedevo anche fare la conta di tutti i posti: “Chiara dove la mettiamo? Allora Piero sta qui. E Renzo?”. La cosa buffa è che, pressapoco, ci sedevamo sempre nelle stesse posizioni. Io, per esempio, ero dal lato del muro, un po’ verso la destra. Mio padre invece, capotavola dall’altra parte. Nessuno di noi sarebbe stato in grado di fare il ragù al posto del nonno, ma tutti saremmo stati capaci di sederci a tavola in autonomia, senza bisogno dell’organizzazione dei posti a tavola. Ma i padroni di casa erano i nonni, quindi aspettavamo le (prevedibili) indicazioni.
A distanza di tempo, e aiutato anche dal vangelo che ascolteremo domenica, forse ho ritrovato un po’ il senso di quel gesto. Gesù dice che va a preparare un posto. Anche in questo caso, non ne troviamo la logica: se Gesù può tutto, perché mai dovrebbe perdere tempo a fare qualcosa che gli riesce in uno schiocco di dita? Quanto ci mette a prepararci un posto?
Credo che non abbia importanza, ma che al centro ci sia proprio la cura, l’attenzione verso ciascuno da noi. Questo mi riporta al nonno. “Chiara dove la mettiamo?”, anche detto senza caricare di importanza la frase, indica che io sto pensando a lei. E così valeva per tutti, dai più grandi a noi che all’epoca eravamo dei bambini o poco più.
“Vi prenderò per me – dice Gesù – perché dove sono io siate anche voi”. Nonno Dino è già arrivato là e, ne sono certo, ha già preparato una tonnellata di ragù. Ma organizzare i posti lassù deve essere molto più complicato perché, credo sia speranza e non illusione, il Paradiso lo immagino infinitamente più affollato dei nostri comunque chiassosi pranzi di famiglia.
(nb: prima di essere disconosciuto dai miei parenti, preciso che il ragù in foto è solamente un’immagine esemplificativa, non assomigliando neanche lontanamente a quello del nonno)
Il vangelo di domenica 10 maggio 2020
Gv 14, 1-12
Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.
Marisa dice
Lorenzo sei un grande mi ha commossa il bel ricordo del nonno… si era proprio un nonno speciale