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Home » INSEGNANTI UBRIACATI DALLE CHAT DI CLASSE

INSEGNANTI UBRIACATI DALLE CHAT DI CLASSE

Se la chat dei genitori, come affermato nel precedente articolo, offriva più di un’illusione, stesso discorso vale per la chat degli insegnanti.

Sono entrato nella scuola più di vent’anni fa e ovviamente non c’era la diffusione degli smartphone; di tanto in tanto il collaboratore scolastico portava a noi docenti una circolare da firmare oppure, periodicamente, consultavamo un librone che conteneva tutte le disposizioni del Dirigente Scolastico.

“Hai letto il messaggino?”

Ora quasi tutto viene comunicato tramite il registro elettronico o – peggio ancora – mediante la chat di whatsapp degli insegnanti.
La grande illusione in questo caso è il poter credere che questo sia un modo efficiente ed efficace di lavorare. Con l’avvento delle chat di gruppo i rapporti interpersonali si sono indeboliti, lasciando spazio ai messaggi apparentemente più informali, più semplici da scrivere, che non richiedono l’uso della voce e quindi il coinvolgimento di alcuno stato emotivo. Se gli insegnanti dovessero solo acquisire e trasmettere informazioni, da un bel po’ di tempo sarebbero stati sostituti dai computer. Invece un gruppo di insegnanti è costituito da persone che svolgono un lavoro a contatto con degli studenti e pertanto la comunicazione verbale diventa fondamentale, perché lascia spazio alle idee e al confronto soprattutto quando le persone coinvolte sono numerose, come i docenti di un intero plesso scolastico.

Non si parla più

Qualche anno fa gli insegnanti non comunicavano con i messaggini; era buona abitudine a quel tempo incontrarsi in una breve riunione informale per discutere problematiche comuni al plesso scolastico. Per far questo era necessario che la persona che collaborava con il Dirigente possedesse delle ottime doti umane e diplomatiche per riuscire a instaurare un dialogo proficuo con tutti.

Questa consuetudine con le chat si è persa, i docenti non parlano ma scrivono su whatsapp, la comunicazione rischia di essere parziale, confusa se non addirittura manipolata ad arte. È fortemente penalizzato il dialogo e ci si perde nelle centinaia di messaggi che arrivano incessanti. Le stesse circolari non vengono più diffuse in formato cartaceo ma spesso passano tra le chat, creando anche problemi alla sicurezza delle informazioni che devono rimanere necessariamente nei confini della scuola.

Decine di chat

Inoltre, l’uso di questi mezzi non è affatto inclusivo perché ci sono insegnanti che non vogliono ricevere messaggi sulla vita scolastica tramite whatsapp. Una scelta anch’essa rispettabile dal momento che nessuna norma contrattuale impone di ricevere comunicazioni sulla vita scolastica. Magari il sabato sera quando il docente se ne sta tranquillo a bere una birra in compagnia non gradisce sapere se il progetto di ginnastica sia stato protocollato o meno in segreteria.

Chi come me lavora in diverse classi può avere anche più di una chat. Di fatto oltre a quella di tutta la scuola, ho anche delle chat di singole classi ristretta ai docenti che vi insegnano; è una follia che tre o quattro docenti debbano condividere problematiche relative alla scuola in questo modo. Non mi sento maggiormente informato sulla vita scolastica, piuttosto spesso sono infastidito da centinaia di messaggi che arrivano a qualsiasi ora del giorno e della notte, alcuni dei quali peraltro non mi coinvolgono direttamente.

È indispensabile ritrovare momenti di condivisione vera, creare spazi dove il dialogo sia fatto di parole, sguardi, emozioni. Le chat possono aiutare a favorire una comunicazione veloce per notizie tecniche ma non può essere lo spazio dove i docenti parlano degli studenti, della vita scolastica dando sfogo a lamentele e polemiche.

Le scuole dovrebbero essere tutte fornite di una sala professori; in alcune scuole manca perché si pensa che la sala insegnanti sia uno spazio tolto ai laboratori e alle classi. Un simile luogo permetterebbe invece ai docenti di incontrarsi e dialogare, confrontarsi magari davanti ad un caffè, seduti su comode sedie, con una libreria dotata di testi di didattica o pedagogia, dove dialogare lontano dalle chat e dalle spunte blu.
Una scuola che funzioni non può prescindere da una sana comunicazione e da un dialogo costante tra le parti. Di certo evitando il più possibile le chat.

Leggi gli altri articoli in “Scuola”

Info Andrea Gironda

Andrea Gironda, nato a Roma nel 1974, è insegnante di religione nella diocesi di Roma. È autore del libro “Anche i pidocchi vanno in Paradiso” e con Àncora ha appena pubblicato "Chiedetelo ai vostri bambini".
Cura il sito www.andreagironda.it

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19 Dicembre 2018 By Àncora Editrice 1 commento

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