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SALVATECI DALLE CHAT DI CLASSE

Con l’inizio dell’anno scolastico tornano attive le chat di classe, tendenza ormai consolidata di quest’ultimo decennio, dopo la massiccia diffusione di whatsapp. Ogni classe della scuola italiana ha una chat, a volte anche più di una.

Entusiasmo a mille

I nomi di questi gruppi assumono fin dal principio aggettivi ridondanti: “mitica 3C”, “the best 4H”, “1C la migliore”, “i fantastici della seconda”… seguiti da cuori ed emoticon accattivanti. Gli ideatori di ciascun gruppo pensano di calcare la mano sui nomi delle chat per dare una visione stratosferica e sensazionale del percorso scolastico dei propri figli. La parabola di entusiasmo parte forte nella scuola primaria per diventare più sobria e formale nelle scuole secondarie, dove sono gli stessi alunni a creare delle chat parallele a quella dei genitori.
In questa dimensione la prima illusione è sentirsi parte del gruppo, di essere genitori attivi e attenti all’educazione dei figli, informatissimi sulla vita scolastica, tutto questo grazie alla lettura delle numerose notifiche che arrivano incessanti dal primo mattino alla sera tardi. Insomma, “educatori hi tech”.

Nella scuola primaria i genitori si conoscono quasi tutti, si incontrano al cancello, alle feste, alle recite e in altri momenti di condivisione. Si sa che le mamme sono tra le più ansiose e così, dopo aver visto entrare tra i lacrimoni generali i propri figli in prima elementare, formano subito una chat di classe. La seconda grande illusione è quella di credere che tutto questo possa agevolare la comunicazione tra genitori mentre spesso queste chat finiscono per guastare la serenità del gruppo classe.
Gli argomenti di conversazione sono dei più vari: dall’arredo scolastico alle uscite didattiche, dai regali agli insegnanti alle feste dei bambini, dalla carta igienica agli astucci sempre vuoti, dai commenti sui tacchi della maestra a quelli sulla ciccia della preside, dalla temperatura in classe alla qualità del cibo.

“Tanto lo leggo in chat…”

Il rischio più grande è che i bambini in classe non stanno più ad ascoltare; abbassano la loro soglia di attenzione durante la dettatura dei compiti, non prestano attenzione alle indicazioni degli insegnanti perché sanno che i loro genitori potranno leggere nella chat di classe ciò che sfuggirà loro. Anziché aiutarli nell’autonomia questi mezzi affossano la loro crescita e atrofizzano l’uso della memoria. Terza grande illusione.
Prima dell’avvento degli smartphone le considerazioni sulla vita scolastica rimanevano tra le mura domestiche; ora tutto si riporta nelle chat dei genitori con gravi rischi.

La quarta grande illusione è quella di vivere in una agorà democratica e sincera. E invece c’è il genitore che polemizza, quello che getta benzina sul fuoco, quello che prova a stemperare, quello che scherza, quello disinteressato; più che comunicazione il risultato è una confusione generale. Si creano addirittura delle chat secondarie che escludono questo o quel genitore, con l’intento spesso non proprio bonario. Triste quando le liti iniziate su whatsapp si protraggono nella vita reale. Il messaggio scritto su una chat può essere interpretato in diversi modi perché magari scritto di impulso o in un momento di stanchezza. Lo reputo uno strumento molto pericoloso per la serenità di tutti.

Schiavi degli smartphone

Nella scuola secondaria le chat di classe diventano più sobrie. I ragazzi iniziano ad essere grandi e hanno tutti il cellulare, le informazioni, i compiti li chiedono direttamente nei loro gruppi, sembrano più autonomi. Anche questa è un’ennesima illusione: spesso i più giovani non sanno risolvere situazioni concrete senza l’uso dello smartphone da cui sono sempre più pericolosamente dipendenti.
La conoscenza tra i genitori si allenta e le chat tuttavia riescono in qualche modo ad adempiere alla loro missione iniziale, scambiarsi informazioni di servizio. Anche in questa realtà però le chat dei genitori rischiano di provocare dei danni, soprattutto se usate male.

Queste considerazioni oggettive devono mettere in allarme i genitori. Cellulari e tablet sono entrati a forza tra i mezzi educativi di ogni genitore che spesso sostituiscono il dialogo tra genitori e figli, abbandonandoli sempre di più, soprattutto dal punto di vista emotivo. Questo non deve accadere: guardare meno il cellulare e di più i nostri bambini sarà un guadagno per tutti. Un “buongiorno” dato con un sorriso vero al genitore di un compagno di scuola dei nostri figli sarà un gesto umano, uno tra i tanti che si sta perdendo.
La vita reale, non dimentichiamolo, è la vita che dobbiamo vivere. Le illusioni lasciamole al mondo virtuale.

Leggi gli altri articoli in “Scuola”

Info Andrea Gironda

Andrea Gironda, nato a Roma nel 1974, è insegnante di religione nella diocesi di Roma. È autore del libro “Anche i pidocchi vanno in Paradiso” e con Àncora ha appena pubblicato "Chiedetelo ai vostri bambini".
Cura il sito www.andreagironda.it

Commenti

  1. Giovanni dice

    19 Febbraio 2023 alle 14:37

    Vorrei entrare nel gruppo

    Rispondi

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19 Dicembre 2018 By Àncora Editrice 1 commento

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