Questa settimana volevamo dedicare l’attenzione ad un brano della nostra Laura nazionale, così ci siamo rivolti ad uno dei maggiori esperti dell’argomento, Fr. Tommaso Farnè (Ofm Conv), affinché ci parlasse di “Io sì”.
Quando nell’estate del 2020 fu chiesto a Laura Pausini di partecipare al progetto del film Netflix “La vita davanti a sé”, traducendo e cantando “Seen” composta dalla pluri-candidata all’Oscar Diane Warren, l’acclamata artista romagnola colse la sfida e diede vita a “Io sì” (Seen).
Si respira forte coerenza tra la narrazione cinematografica e quella lirica e i grandi valori di fondo della pellicola sono sinteticamente presenti anche nella colonna sonora: l’accoglienza, l’inclusione, il riscatto sociale, la fiducia, la compassione, la fragilità, il prendersi cura e la cura del dolore e, sullo sfondo, il tema della speranza e della morte.
Il testo di Io sì (Seen) è intriso di buona umanità, non edulcorata, non retorica, tantomeno superficiale, ma semplice e immediata. Profonda. Il cuore pulsante del testo potrebbe essere sintetizzato come un inno a quelle solide relazioni salvifiche di prossimità che sembrano essere oggi merce rara. Per parafrasare le espressioni cantate da Laura direi “ci sono per te… non solo ti vedo, ma ti guardo negli occhi (e nel cuore)… ti accolgo e accolgo le tue paure e le tue resistenze… ti aiuto a rilanciare la tua esistenza che si è inceppata”.
Mi piace però osare un passaggio ermeneutico un po’ più ardito: Io sì (Seen) sembra una lettera scritta da Dio all’uomo! Del resto le parole che resteranno quando l’umanità non avrà più nulla da dire saranno proprio due parole pronunciate con infinita tenerezza e commozione da Dio: «sto qui», «sono qui», manifesto sintetico dell’Emmanuele e update in chiave post-moderna della parabola del buon samaritano, quando il più improbabile dei passanti scelse di fermarsi, di guardare negli occhi il moribondo, di sentirne la dolorosa solitudine, di avvicinarsi e di compromettersi con lui amandolo e curandolo.
Riascoltate Io sì (Seen) ad occhi chiusi e permettetevi di scoprire la poesia spirituale nascosta tra i suoi versi, che racconta la bellezza delle relazioni generative: quella bellezza entra in me ad ogni ascolto e, come sempre fa la bellezza, torna ad accendere un desiderio, una sete, una nostalgia, un’intuizione.
La voce calda e intensa di Laura conferisce particolare eloquenza alle parole della canzone, allora immagino che sia Dio a dirmi quelle parole e sento il mio cuore battere per Lui. E sono grato a chi rispetta talmente l’arte e la bellezza da renderle strumento per la Grazia.
La versione in albanese
Ringraziando Fr. Tommaso Farnè per questo suo approfondimento, volevamo sottolineare anche una declinazione missionaria del brano della Pausini che lo youtuber Simone Sordo ha inserito tra le cover del suo canale. Così oltre alle versioni ufficiali in lingua inglese, francese, spagnola e portoghese, pubblicate sull’EP Io sì (Seen), si può considerare anche la traduzione non ufficiale in albanese di Sordo.
Partecipando al “Meeting degli adolescenti della diocesi di Verona” il giovane ha deciso di dedicare il suo talento musicale al Signore, così ha iniziato a pubblicare delle cover che potessero raccontare la gioia dell’incontro con Jesus. Tra i suoi video troviamo remake di Debora Vezzani , Eman, Nek, Gen Verde e molti altri, tra i quali anche “Jam Këtu (Io Si – Seen)”.
Simone ci racconta: «Mi trovavo recluso nella mia stanza in quarantena preventiva e, per passare il tempo, ho guardato il film “La vita davanti a sé”. Il film mi è piaciuto molto per la sua umanità, ma soprattutto mi è entrata nella testa e nel cuore quella canzone. Sembrava essere molto più che una semplice canzone pop: era una preghiera. Mi domandavo, chi mai potrebbe dirti parole simili? Chi mai potrebbe dirti che sei amato, cercato, voluto, visto anche quando ti sembra di non contare nulla per nessuno? Era una preghiera e Laura l’ha resa perfettamente nella sua versione italiana». Prosegue poi: «Ho pensato alla reclusione da COVID, a quanti si sentivano invisibili chiusi nelle loro stanze, e ho pensato di poterli raggiungere con questo canto».
Assieme ad un compagno di seminario, fan sfegatato di Laura, è stato pensato un videoclip che raccogliesse le sensazioni di chi in piena pandemia si sente invisibile per fargli sapere che forse nessuno lo vede, ma Dio si!
Alla versione italiana è seguita quella albanese, che ha coinvolto i giocatori e le giocatrici di una squadra di calcio di Tirana».
Il legame tra Simone e l’Albania è iniziato con un’esperienza missionaria. Dopo un primo impatto di smarrimento, il giovane seminarista ha iniziato a riconoscere alcuni doni: una storia di fede sopravvissuta ad un regime comunista che ha perseguitato i cristiani; l’incontro con belle persone, che ha ribaltato i suoi schemi mentali, aiutandolo a riscoprire nuovi fratelli e sorelle. Così, tornato a casa, ha creato una pagina di evangelizzazione “Sogno di Dio – Endrra e Hyjit” e ha iniziato a tradurre alcuni canti di chiesa in albanese.
Per approfondimenti:
www.facebook.com/sognodidioendrraehyjit e www.facebook.com/simonesordosinger
cineblog.tube dice
ma il film è gradevole… Il senso della vita è soffrire meno.