Distanziamento, lontananza, vicinanza, assembramento, affollamento: sono parole diventate di uso quotidiano che sentiamo ovunque, ai telegiornali, sui mezzi pubblici, a scuola, dal fornaio sotto casa, alle feste, addirittura in chiesa. Ovunque dobbiamo mantenere un distanziamento per proteggere noi e gli altri.
Eppure il concetto di distanza e di vicinanza è insito nella nostra natura. Temiamo le grandi distanze, emotive e fisiche, così come la lontananza da ciò che ci è caro. Vorremmo avere sempre vicine le persone che amiamo così come tutto ciò che possa darci sicurezza e stabilità. In questo ultimo periodo stiamo vivendo l’esperienza del distanziamento; lo stanno sperimentando soprattutto i nostri studenti che hanno ritrovato le loro scuole con nuove regole da assimilare e rispettare.
Nella Bibbia
Anche nella Bibbia i concetti di distanziamento e di vicinanza non mancano. Innanzitutto c’è una distanza che indica rispetto, un confine tra l’uomo e Dio da non oltrepassare. Ne sa qualcosa Mosè davanti al roveto ardente: Mosè, oltre a togliersi i sandali, non deve avvicinarsi al cespuglio in fiamme. Lo stesso Mosè impone al popolo ebraico di mantenere una distanza dalla tenda del Convegno che indicava la presenza del Signore: “Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento […] appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore” (Es 33,7).
Il popolo ebraico non doveva soltanto sperimentare la distanza come segno di rispetto, ma doveva tenersi lontano nei momenti in cui Dio parlava loro: “Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano” (Es 20,18). A Dio non ci si può proprio avvicinare, per rispetto, per paura e come segno di riconoscimento della Sua grandezza e onnipotenza, davanti alla quale tutti gli uomini sono indegni.
L’uomo teme la lontananza, soprattutto quella spirituale e affettiva. Nel Salmo 22,12 troviamo una invocazione a chiedere a Dio di “non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti”. Nel momento in cui l’uomo necessita di una mano di conforto, di una carezza che possa essere consolatoria, inevitabilmente c’è anche la richiesta a Dio di non abbandonarci, di non starci lontano: “O Dio, da me non stare lontano: Dio mio, vieni presto in mio aiuto” (Sal 71,12).
Nel libro del profeta Geremia, Dio offre all’uomo una rassicurazione importante: “Sono forse Dio solo da vicino? Oracolo del Signore. Non sono Dio anche da lontano?” (Ger 23,23). Stare distanti dalla Tenda del Convegno per gli ebrei, dal tabernacolo per i cristiani o dalla Mecca per i musulmani, non vuol dire che Dio sia lontano e possa dimenticarsi dell’uomo. Noi stessi abbiamo sperimentato – soprattutto durante il lockdown che ci ha costretti ad una distanza forzata dagli affetti più cari – che la distanza è un concetto del tutto relativo: possiamo sentire vicine persone che sono a centinaia di chilometri da noi. I veri legami non conoscono e non temono le distanze, abbattono il tempo e non temono né le nuvole né l’oblio.
Nella parabola del padre misericordioso la distanza viene vinta dall’amore. Il padre freme di riabbracciare un figlio che sapeva di non vedere più e così “quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Lc 15,20). L’amore cancella ogni offesa, quei metri che separavano il padre dal figlio potevano essere lo spazio del ripensamento, della vendetta. Non è stato così.
Anche Gesù ha dei momenti in cui vuole stare in disparte, lontano dai suoi apostoli. Nell’orto del Getsemani si isola, vive la sua disperazione distanziato dagli altri. L’intimità e la dolcezza richiedono una giusta riservatezza come accade in alcuni miracoli. Per guarire un cieco, Gesù “lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua” (Mt 7,33).
Il distanziamento può essere osservato da molteplici punti di vista. Rimaniamo lontani per necessità e non per scelta, sacrifichiamo gesti belli come un bacio o una carezza perché scegliamo il bene. Nel Salmo 34,15 c’è una raccomandazione che possiamo fare nostra: “Sta’ lontano dal male e fa’ il bene, cerca e persegui la pace”. Il male, che in questo ultimo periodo ha preso le sembianze di un virus invisibile, si vincerà solo camminando insieme verso un sentiero di pace capace di farci scoprire una nuova fratellanza.
Abbatteremo così le distanze per scoprire una nuova vicinanza che ci farà sentire più fratelli.
Lascia un commento