Non smetterò mai di leggere e trovare spunti sempre nuovi di riflessioni in una delle pagine più belle del Vangelo quella delle beatitudini; qui Gesù attraverso il “discorso della montagna”, insegna ai discepoli cosa sia la gioia vera e profonda, la beatitudine.
Le beatitudini interrogano, ancora oggi, me ed i miei alunni sulla felicità.
Che cos’è la felicità? Si può essere veramente e pienamente felici?
Sulla questione si sono espressi scrittori, filosofi, musicisti, teologi, poeti, gente comune. Ognuno di noi ha un’idea di felicità: chi la scambia o la confonde con la gioia, chi dice che non esiste, chi al contrario pensa, cerca e spera di trovarla a modo suo. Ognuno ha il suo pensiero e una strategia per vivere bene.
Ho sollecitato i miei piccoli alunni ad esprimere qualche pensiero in merito. Alla lavagna ho scritto l’inizio di una frase: “Sono felice quando…” e ho chiesto loro di proseguire:
• quando succede qualcosa di desiderato
• quando faccio qualcosa che può far star bene gli altri
• quando mi rilasso
• quando vado in un posto bello
• quando è venerdì e posso andare al parco con gli amici
• quando incontro una celebrità
• quando rivedo una persona
• quando apro le finestre ed entra un po’ d’aria fresca
• quando sono soddisfatto
• quando ho la fede
• quando posso aiutare qualcuno
• quando sono libera: la felicità è la libertà
• quando mangio la pasta alla carbonara
• quando posso rivedere i luoghi della mia infanzia (detta da un’alunna che ha vissuto all’estero i primi anni della sua vita)
• quando… maestro, la felicità è anche… “un bicchiere di vino con un panino” (e via l’intramontabile canzone).
Ci sono risposte per tutti i gusti, alcune simpatiche come aprire le finestre per sentire un po’ d’aria fresca o mangiare la pasta alla carbonara, altre più profonde come avere la fede o fare del bene, altre di alto livello come identificare la felicità nella libertà. Mi aspettavo tanta ricchezza perché so che i bambini hanno risorse infinite e ascoltarli è sempre un piacere.
I bambini hanno interessanti idee sulla felicità, su ciò che cercano e desiderano, faticano però a rispondere ad un’altra domanda: “Chi sono le persone felici oggi?”. Tra i miei alunni c’è chi pensa che le persone felici siano i calciatori, gli youtuber, i cantanti, chi possiede una macchina potente, Cannavacciuolo (chissà perché proprio lui!), coloro che possono concedersi tutto ma anche chi ha la fede.
Gesù è chiaro: i beati sono – tra gli altri – i poveri in spirito, i misericordiosi, i miti, i perseguitati, i puri di cuore. Il messaggio evangelico stride un po’ con i valori di successo, potere e denaro proposti oggi ai nostri giovani che definirebbero questi ultimi degli ‘sfigati’.
Dalle loro intuizioni è chiaro che i bambini pensano che per raggiungere la felicità sia necessaria la partecipazione degli altri.
Mi tornano in mente le parole di un romanzo di Lorenzo Marone, dal titolo “Un ragazzo normale”. Il protagonista in uno dei suoi numerosi incontri, si trova davanti ad un cieco che viveva ai margini di una strada, uno dei tanti dimenticati alle periferie delle nostre città e dei nostri orizzonti. “Ragazzo, dovresti imparare a fidarti dell’umanità, sai? Tirare indietro la mano non ti porterà nulla di buono nella vita. Se mai un giorno sarai felice, e te lo auguro di cuore, sarà solo grazie alla stretta di un’altra mano”.
Rileggendo le parole dei miei alunni mi tornano in mente sprazzi della mia vita in cui ho vissuto momenti felici: a volte è bastata una stretta di una mano amica, un incontro, un abbraccio, uno sguardo. La felicità la troviamo nelle cose semplici e genuine, come delle chiacchierate sulla vita o come un tramonto che sapeva di poesia. Il nostro desiderio di infinito e di pace ci spinge a cercare la felicità nell’effimero e nel superfluo; la felicità per le anime leggere e pure – e in questo i bambini sono maestri – è alla portata di tutti, molto più di quanto comunemente pensiamo.
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