Il ritorno del Figlio dell’uomo! Ancora? Lo avevamo incontrato nelle letture del 18 novembre, lo ritroviamo a distanza di due settimane. Come chiamarlo: il ritorno del Figlio dell’uomo/ parte seconda? È un po’ come quando, sotto Natale, spuntano film come «Mamma ho perso l’aereo». Lo guardi, cambi canale e lo ritrovi. In questo caso, tuttavia, non parliamo proprio lo stesso brano: allora era dal vangelo di Marco, stavolta ci tocca Luca. Ma, insomma, sempre di segni di stelle, sole e luci si tratta, poi ecco «il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria». Quando? Non ci viene detto, anche se annunciato come imminente. Il che è ancora più problematico, perché sono passati 2mila anni e questi segni non si sono visti. Perché tutta questa attenzione sulla fine?
Il lama e la lama
In italiano esistono omonimi con significato determinato dal genere. Tranquilli, non è un modo per sviare il discorso. Prendete la boa. Facile, no? Molto più pericoloso afferrare “il” boa, il serpente. La grana può indicare sia un fastidio che il denaro, mentre il grana è il formaggio da grattugiare sulla pasta. Il lama è un animale, la lama sta sul coltello. Per fare moto, non serve per forza la moto: va bene anche una corsetta. Il metro è un’unità di misura, la metro ci porta più lontano. Il vescovo indossa la mitra e non ha bisogno del porto d’armi.
Consiglio non richiesto: quando il Vangelo ci parla della fine dei giorni, vicina o lontana che sia, pensiamo “al” fine di ogni nostro giorno. Riusciamo a portare il bene che c’è stato dato a chi abbiamo vicino, sapendo che – come nel miracolo dei pani e dei pesci – non perdiamo nulla, anzi viene tutto moltiplicato? Pensare al fine di quello che facciamo ci può rendere meno amara la fine. Che, infatti, è solo la porta d’accesso a una nuova storia. Infinita.
Lorenzo Galliani
Il vangelo di domenica 2 dicembre
I segni premonitori (Lc 21, 25-28. 34-36)
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Patrizzia Casta dice
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Maramures Grazie, buona giornata!